Un fantomatico paese, dove i libri sono incriminati: fratello e sorella vivono, su sponde diverse, la prigionia, il silenzio, la rabbia. Le due voci, maschile e femminile, in una disperata resistenza, si affidano alla scrittura.
Appartenente alla letteratura palestinese delle prigioni, All'Est del Mediterraneo racconta, con semplicità, la difficoltà di vivere dei due protagonisti, Ragiab e Anisa, fratello e sorella, in un paese non meglio specificato "a Est del Mediterraneo" appunto, al quale non riescono ad adattarsi perché perseguitati senza un apparente motivo. Imprigionato per anni e ormai malato, Ragiab cederà alle pressioni di sua sorella, che gli chiede incessantemente di arrendersi e tornare a casa, e alle torture dei suoi carcereri senz'anima e firmerà una falsa confessione. Quella firma, apposta per uscire dal carcere e potersi curare, peserà su di lui come un macigno: gli farà provare vergogna di se stesso di fronte al ricordo della madre morta di crepa-cuore durante la sua prigionia e nemmeno l'intento principale che lo aveva portato a firmare la confessione - denunciare al mondo le condizioni inumane dei detenuti nel suo paese, in modo da aiutare i suoi compagni rimasti in prigione e vendicare quelli morti - lo solleverà dal peso della sua sconfitta nella battaglia condotta contro l'ingiustizia. L'unica azione che riesce a trovare per liberarsi della macchia al suo onore è quella di sacrificarsi per il bene di sua sorella e della sua famiglia, perseguitati a loro volta a causa del suo prolungato soggiorno in Europa. Ragiab, quindi, torna al suo paese con la certezza di morire, ma non riesce a liberare Anisa dalla sua personale prigione, domestica e sociale.
Samantha Rubino - 07/10/2013 17:37