Il libro raduna scritti apparsi in varie sedi fra il 1934 e il 1952. Borges è riuscito a dire cose nuove su autori talora celeberrimi, talora trascurati. Si tratti di Cervantes o di Kafka, di Wilde o di Chesterton, di Hume o di Berkeley, di Bloy o di Schopenauer, di Beckford o di Coleridge, tutti gli autori qui trattati sembrano diventare, senza alcuna forzatura, anelli di una catena anonima e infinita, dove, occultato, il lettore incontrerà anche l'anello che corrisponde a Borges stesso.
Come la grotta di Aladino, abbaglia e seduce. Qualche gemma:
Il sogno di Coleridge. Ho letto Kubla Khan all'università e mi ha ipnotizzata. Il commento di Borges mi ha fatto lo stesso effetto.
Il nostro povero individualismo. E' l'unico saggio che mi ha fatta sorridere alle spese dell'autore: parla di illusioni del patriottismo, ma si rivela comicamente campanilista quando ci compiace della libertà di pensiero degli argentini.
Nathaniel Hawthorne. Protagonista della mia tesi di laurea, N.H. secondo Borges inventa situazioni, non personaggi: quindi sono migliori i racconti rispetto ai romanzi, dove i personaggi non reggono la misura della narrazione. Un'osservazione illuminante. Poi c'è questa frase, che traduco dalla mia copia in spagnolo: "Hawthorne era uomo di continua e curiosa immaginazione, ma refrattario, diciamo così, al pensiero. Non dico che fosse stupido; dico che pensava per immagini, per intuizioni, come sono solite pensare le donne, non tramite un meccanismo dialettico". Be', ecco. Andiamo avanti.
Il primo Wells. Una frase interessante sull'onniscienza del narratore: "Quando un autore si limita a riferire dei fatti o a tracciare il tenue vagare di una coscienza, possiamo presumerlo onnisciente, possiamo confonderlo con l'universo o con Dio; quando si abbassa a ragionare, lo scopriamo fallibile". Autori, non sporcatevi le mani con le discussioni.
La vastissima cultura di Borges, le innumerevoli fonti cui attinge e le tante lingue in cui cita con naturalezza sono universi in cui ci si perde volentieri a bocca aperta. Confesso però che a un certo punto l'ho tradito e non ho finito il saggio sulla refutazione del tempo - troppa filosofia, per me. Preferisco la letteratura.
amarta60 - 10/06/2013 17:58