Selene Ghioni si rivela al pubblico con uno stile fresco, pulito, incisivo, immediato, crudo e realistico. Chiama le cose con il loro nome, senza tante perifrasi. Un'opera prima, un romanzo noir, ambientato in Italia, dal ritmo terribilmente incalzante, da leggersi tutto d'un fiato. Un protagonista, che forse protagonista unico alla fine non è. Nel leggerlo, visualizzi i personaggi in modo automatico, come nelle sequenze di un film ed alterni sentimenti di pena, simpatia e a volte anche approvazione per questo assassino molto più vicino a noi di quanto vorremmo ammettere. Un uomo normale, una vita normale, un lavoro normale. È il nostro vicino di casa, il nostro collega, il cassiere della banca che ci dà i contanti. Gli "capita" di uccidere, ma non percepisce la gravità dei suoi gesti. Incidenti. Per lui sono solo incidenti di percorso. In una normalità apparente. Conseguenza dello svolgersi naturale delle cose. Nessuna premeditazione. Nessun piano studiato o dettagliato. Impulsi. La voce narrante racconta la storia con la lucida pazzia di chi si muove in un vuoto di sentimenti, incapace di costruire rapporti umani e farsi toccare il cuore. Finché incontra Donatella. È un viaggio a ritroso nella vita del protagonista, un cerchio perfetto in cui la fine si riaggancia all'inizio e i personaggi si muovono incastrandosi negli anni, nelle situazioni, nei momenti come i tasselli di un puzzle.