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Con questa biografia del beato Faà di Bruno, ripresentata in edizione corretta e arricchita da una lunga introduzione, Vittorio Messori sfida direttamente uno dei più ottusi pregiudizi rivolti contro i cattolici, vale a dire l'accusa loro mossa di non avere senso dello Stato. Nella storia di quest'uomo ricco di ingegno, di cultura e di pietà, si mostra invece come l'esperienza di fede esalti il dignitoso senso di appartenenza a un popolo e a una nazione, consentendo al tempo stesso che la libertà di iniziativa personale e sociale non sia subordinata alla autorizzazione dello Stato. L'attenzione ai bisogni e alle esigenze comuni si esprime secondo quel che che la chiesa chiama principio di sussidiarietà, che prevede che l'azione di singoli e di associazioni ha il diritto di tentare risposte ai bisogni comuni senza sottostare alla invadenza e alla concessione dello Sato. Nella figura di Francesco Faà di Bruno, colta nel coacervo di passioni e in quell'epoca di passaggio che fu la fondazione dello Sato italiano, emergono un dibattito e una posizione di grande attualità.
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