Nell'Alabama dei primi anni Trenta, tra razzismo e Grande Depressione, l'avvocato liberal Atticus Finch accetta di difendere un afroamericano accusato ingiustamente dello stupro di una donna bianca. Questo atto di coraggio non servirà a salvare la vita all'imputato e gli attirerà gli odi di molti concittadini. Ma quando a essere in pericolo saranno i suoi figli, di sei e dieci anni, interverrà a salvarli Boo Radley, un malato di mente segregato nella casa dei vicini che i ragazzi cercavano inutilmente di spiare. Un film sulla fobia per la diversità trattata con la leggerezza tipica dello sguardo dei bambini, una fiaba archetipica ambientata in un'estate afosa e dilatata come solo quelle dell'infanzia sanno essere. L'America di Harper Lee, l'autrice del romanzo, e del regista Robert Mulligan è tante cose insieme: è quella del Sud, ancora intimamente schiavista e razzista fino alla metà abbondante del Novecento; è quella di Rose Parks, che proprio in Alabama nel 1955 rifiutò di cedere a un bianco il suo posto a sedere su un autobus, dando il via alla rivolta per l'uguaglianza capeggiata da Martin Luther King; ed è quella, tollerante e generosa, che cinquant'anni dopo finalmente eleggerà presidente il nero Barack Obama, guardando davvero per la prima volta "oltre la siepe".