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Descrizione
Il nuovo romanzo di Antonio Pennacchi nasce da una passione antica, la stessa da cui aveva preso vita Il fasciocomunista, che ha ispirato il film Mio fratello è figlio unico: l´avventura epica della comunità di veneti, friulani e ferraresi trapiantati nel Lazio per la bonifica delle Paludi Pontine voluta dal Duce. Negli anni Trenta fu un vero e proprio esodo: trentamila persone portate "in mezzo a gente straniera che parlava un´altra lingua. Ci chiamavano ´polentoni´ o peggio ancora ´cispadani´. Ci guardavano storto. E pregavano Dio che ci facesse fuori la malaria".
L´epica saga dei Peruzzi, dagli albori del Novecento alla Seconda guerra mondiale
Il Canale Mussolini è l´asse su cui si regge la bonifica, con i suoi argini costellati di immensi eucalipti e le cascatelle dove i ragazzini fanno il bagno. In questa terra nuova, punteggiata di città appena fondate, fra le migliaia di coloni arrivano anche i Peruzzi. Il patriarca, giunto con la moglie e i numerosi figli, è stato socialista per amicizia con il corregionale Edmondo Rossoni, futuro ministro dell´Agricoltura, e con lui è passato al fascismo per ragioni sentimentali e pratiche, prima ancora che ideologiche. Dal regime i Peruzzi si sentono beneficati: hanno ottenuto un podere e finalmente migliorato le proprie condizioni di vita. L´ambiente però è ostile, la convivenza con le altre famiglie difficile. Ma i Peruzzi, nonostante tutto, riescono a prosperare, tenuti insieme contro ogni avversità dalla rigida e materna moglie del patriarca. Conosciamo il valoroso Pericle e il vanitoso Adelchi, Iseo e Temistocle e poi una lunga schiera di sorelle. Le loro vicende si intrecciano con quelle della storia grande: le guerre in Libia, Etiopia, Spagna, Russia, fino agli scontri con gli Alleati che risalgono la Penisola. Entrano in scena persino il Re e Badoglio e lo stesso Mussolini, raccontati, come tutto il resto, da un personaggio innominato, libero e arguto, di cui si conoscerà l´identità soltanto alla fine: quando il romanzo accenderà l´ennesimo fuoco sulla storia d´amore, tragica e allo stesso tempo salvifica, di Armida, la più bella e generosa del ceppo.
Una narrazione di ampio respiro, lucida, spiazzante, profondamente commossa
Un romanzo carico di pathos e liricità, che coinvolge sul piano umano e su quello storico fornendo una chiave di interpretazione originale dell´Italia nei primi decenni del Novecento. Alcuni critici hanno paragonato Pennacchi a Verga, per il suo narrare la storia dalla parte degli ultimi, altri hanno fatto i nomi di Rigoni Stern e di Fenoglio, altri ancora lo hanno accostato a Manzoni perché "se senza I promessi sposi non saremmo quello che siamo, in futuro si capirà l´Italia grazie a Canale Mussolini". Un libro bello e importante, assolutamente da incontrare.
Vincitore Premio Strega 2010
Finalista Premio Campiello 2010
Antonio Pennacchi è nato a Latina, dove vive, nel 1950. Operaio in fabbrica fino a cinquant´anni, ha esordito con Il fasciocomunista nel 2003, ottenendo il Premio Napoli. È autore anche di Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce. Collabora con la rivista "Limes".
"Un romanzo di sicura presa, per la sapienza della costruzione, la ricchezza documentale, la vividezza di ambienti e caratteri".
La Stampa
"Molti i confronti che il narratore istituisce tra l´Italia di allora, di oggi e forse di sempre".
la Repubblica