"Circolo chiuso" è il seguito de "La banda dei brocchi" e si snoda lungo un arco che va dagli anni settanta del primo romanzo ai giorni nostri. Ma, mentre "La banda dei brocch"i è il romanzo dell'innocenza, "Circolo chiuso" è il suo opposto: è il romanzo dell'esperienza. Non più ragazzi, molti dei personaggi devono lottare contro la tristezza, le responsabilità e le ragioni dell'età adulta. Claire Newman, reduce da un matrimonio fallito e da un lungo soggiorno in Italia segnato da un amore difficile, decide di tornare in Inghilterra, nella sua vecchia città di Birmingham. Pensa sia venuto il momento, dopo più di vent'anni, di scoprire cosa sia successo a sua sorella Miriam, scomparsa all'improvviso e misteriosamente nel 1978. Tra i tanti personaggi del passato che rivede, c'è anche Paul Trotter, già membro del Partito conservatore che, pur essendo diventato parlamentare laburista, vota a favore della guerra contro l'Iraq, sebbene sia convinto che ciò sia un errore. Paul è sposato ma è follemente invaghito di Malvina, la sua responsabile per l'immagine. Le sue incertezze morali rispecchiano i conflitti di un paese che vive gli stessi dubbi.
Attorno a questi e ad altri personaggi, vecchie conoscenze di chi ha letto "La banda dei brocchi", ruotano eventi privati e pubblici che formano un impasto unico: assistiamo all'ascesa di Tony Blair, alla svolta del Partito laburista, al dramma del lavoro costretto nella morsa della globalizzazione, alle conseguenze dell'11 settembre fino alla guerra in Iraq. Insomma, la pienezza a cui Jonathan Coe ci ha abituati si dispiega anche in questo romanzo: anzi, sebbene "Circolo chiuso" sia in sé compiuto, preso insieme a "La banda dei brocchi" (anni settanta) e a "La famiglia Winshaw" (anni ottanta), rappresenta la conclusione di un grande affresco dell'Inghilterra negli ultimi trent'anni.
In appendice il riassunto de "La banda dei brocchi".
Sicuramente trovo difficile dire che non sia il giusto seguito de 'la banda dei brocchi'.
Credo ovvio che aspettarmi una sequela di avvenimenti cosi dissimile da ciò che ''vivo praticamenti tutti i giorni'' sarebbe stato ingiustificato.....siamo nel ventunesimo secolo.....invidie, frutazioni, pessimismo, arrivismo insomma la vita di tutti i giorni.
Coe non poteva certo scrivere una favoletta.
Giudizio comunque buono....da leggere (ovviamente dopo 'La banda dei brocchi').
Circolo chiuso
Anonimo - 03/09/2005 14:45
3/
5
Trovo che Jonathan Coe sia uno degli scrittori che riesco a leggere meglio, non che io sia così esperta di letteratura per carità, me è lui che scrive molto, molto bene.
Comunque ho aspettato per circa tre anni il seguito della ''Banda dei brocchi'' e quando finalmente è uscito l'ho letto in inglese perché avevo troppa fretta per aspettare la traduzione, ma alla fine sono rimasta un po' spaesata, mi aspettavo qualcosa di più coinvolgente. I personaggi che nel primo libro erano i più affascinanti (su tutti Ben) qui sono poco più che falliti e tutti impegnati a piangersi addosso, che è un po' il cancro della nostra civiltà.
Quello che invece è davvero ammirevole è la cruda lucidità con cui Coe descrive le macchinazioni e i giochetti meschini dei politicanti da strapazzo, lezione che avevamo già trovato in ''La famiglia Winshaw'' e nella ''Banda dei brocchi''. Visti i tempi, il libro merita di essere letto anche solo per questo.
Circolo chiuso
michela - 30/08/2005 12:27
3/
5
Ho iniziato questo libro piena di aspettative, in seguito alla lettura di La banda dei brocchi, che mi era piaciuto tantissimo. Circolo chiuso però mi è sembrato una brutta copia del romanzo precedente: una telenovela di personaggi ambientati nella recente storia inglese. Non mi ha coinvolta come speravo, i suoi personaggi non mi hanno incuriosita e i colpi di scena non mi hanno stupito. Comunque il voto è 3, perchè Coe scrive benissimo!
Jonathan Coe - 30/07/2006 19:28
Anonimo - 03/09/2005 14:45
michela - 30/08/2005 12:27