Nel disegno di legge-delega su tutte le professioni, tra i principi e i criteri direttivi è imposto "l'obbligo per ogni ordine nazionale di emanare un 'codice deontologico', valido per tutte le articolazioni territoriali del medesimo ordine". L'affermazione dei valori deontologici è dunque una necessità, connaturale alla stessa esistenza delle professioni, ed è importante sottolinearlo, proprio nel mercato aperto in cui oggi si svolge la concorrenza professionale. Ecco allora l'attualità di ricordare la deontologia, attraverso i codici deontologici, le regole di condotta, le norme di comportamento, i decaloghi, i regolamenti professionali (comunque essa si chiami), per consentire la conoscenza delle norme anzitutto, e poi l'emulazione e il confronto, e infine l'aggiornamento più utile in vista degli obiettivi prefissati, e per la tutela effettiva del pubblico. Così, accanto alle professioni riconosciute, tradizionalmente presenti, compaiono altre attività professionali, che pure si sono dotate di un codice etico. Tra queste, abbiamo inserito non solo professioni storicamente affermate (quali quelle dei magistrati, insegnanti, consulenti), ma anche posizioni singolari di soggetti variamente impegnati nella società: sia che si tratti di impegni normali (gli arbitri, i dipendenti, i pubblicitari, gli studenti) o inquietanti (i banditi sardi) o naturali (i cittadini del mondo, i cittadini italiani) o divertenti (i marinai della domenica, i possessori di cani). In tutti i casi vi è l'esigenza di avere regole e l'intento è quello di farle conoscere, per evitare che l'abbandono dei valori costituisca una perdita per tutta la società. Non si deve dimenticare che le leggi e i patti vengono rispettati soltanto se vi è la volontà etica di farlo.