Nel 1913 Marta, non ancora ventenne, lascia il suo paesino arroccato sulle montagne libanesi e, da sola, si imbarca per l'America alla ricerca del marito, emigrato un paio di anni prima, che non dà più sue notizie da molti mesi. Non è difficile immaginare che lo troverà accanto a un'altra donna. Ma Rabi' Jaber fa di questa storia, così simile a tante altre, la storia speciale di una donna speciale. L'America che incontriamo pagina dopo pagina è sempre vista con gli occhi di Marta. Marta che, dallo sbarco a Ellis Island e poi a New York fino ai giorni nostri, attorniata dai nipoti a Pasadena, ci trasmette le sue impressioni su un mondo che dapprima le è totalmente estraneo e poi, piano piano, diventa anche suo. Incerta, spaventata e disperata affronta i grattacieli e la metropolitana newyorkese. Decisa, soave e appassionata costruisce la sua vita giorno dopo giorno. Ne risulta un affresco dell'America visto dalla parte dei milioni di emigranti che l'hanno costruita ma anche un inno alla vita. Un soffio di aria pura, questa Marta.
La nostra recensione
Come si può costruire una nuova vita nel momento in cui tutto sembra andare in frantumi. Il quarantenne libanese Rabee Jaber, narratore tra i più popolari nel mondo arabo, con questo romanzo di emigrazione al femminile è stato finalista all'International Prize for Arabic Fiction 2010.
Prende avvio fra le montagne del Libano ma si svolge negli Stati Uniti la storia di Marta, giovanissima contadina che nel 1913 salpa da sola per l'America, alla ricerca di un marito emigrato che non dà più notizie. Nonostante le difficoltà d'inserimento in un mondo tanto diverso dal suo, dove la comunità dei compatrioti la introduce al lavoro che li accomuna, di venditori ambulanti di tessuti e confezioni, è un bene per Marta che il marito ritrovato le riserbi la più umiliante disillusione, perché con coraggio e intraprendenza può costruirsi una nuova esistenza, autonoma e soddisfacente, e una nuova famiglia, per vivere la realizzazione del suo sogno americano conservando nel cuore l'amore per la terra natale, simboleggiata dal gelsomino piantato nel suo giardino a Pasadena.
Daniela Pizzagalli