Il lager nazista è l'emblema più tragico del secolo appena finito; l'esperienza che più costringe noi contemporanei, e soprattutto noi europei, a riflettere sugli aspetti bui della condizione umana, sul male e le sue radici. In questa conversazione - terminata pochi mesi prima della morte di Levi Ferdinando Camon e l'autore di "Se questo è un uomo" affrontano l'argomento in tutta la sua vastità, ciascuno alla luce delle proprie convinzioni e della propria formazione (non sfugge al lettore l'insistenza sul concetto di "colpa" in una discussione in cui uno degli interlocutori è di matrice cattolica). La "colpa" di essere nati; la responsabilità di chi obbedisce; se la storia sia fatta dai capi o dai popoli; popolo ebreo e stato di Israele; lager nazista e lager comunista; le SS e la polizia di Stalin; se Auschwitz sia la prova della non-esistenza di Dio; scienza e letteratura; se scrivere possa guarire: in questo dialogo intenso e serrato tutte le questioni vengono toccate, e nel suo svolgersi non mancano i momenti di acuto e doloroso disaccordo. Ma anche qui, forse soprattutto qui, si misura la ricchezza di esiti di un confronto appassionato.
Conversazione con Primo Levi. Se c'è Auschwitz, può esserci Dio?
Renzo Montagnoli - 20/06/2014 11:33
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Due scrittori, assai noti (Primo Levi aveva già scritto e pubblicato Se questo è un uomo e La tregua, Ferdinando Camon, benché più giovane, era già conosciuto per Il Quinto Stato, La vita eterna, Occidente e Un altare per la madre), si incontrarono nei primi anni '80, per la precisione il primo contatto diretto avvenne nel 1982 a Torino, città in cui Primo Levi era nato e risiedeva; ce ne furono successivamente degli altri, tanto che l'ultimo fu nel 1986. Quella che doveva essere un'intervista di Camon a Levi divenne una vera e propria conversazione, che pur obbedendo a una scaletta di domande predisposte dal primo e concordate con il secondo, si rivelò uno scambio di opinioni di grandissimo interesse. Deve essere dato atto a Ferdinando Camon di aver ben interpretato i desideri dei lettori, più che mai curiosi di conoscere qualche cosa di più di questo grande autore, testimone e vittima della Shoa, per sua natura persona assai umile e che ha sempre cercato di parlare attraverso le sue opere. Questa conversazione, in cui si misurano due intellettuali di diversa matrice religiosa, è stata ben orientata in nove temi, svolti con scambio di opinioni, non sempre coincidenti e che inducono il lettore a riflettere. Se pur non si è arrivati a conclusioni di verità assolute, lo scambio di pareri, le osservazioni puntuali e razionali a cui è sempre stata improntata costituiscono un contributo importante che, senza arrivare a conclusioni certe e definitive, pur tuttavia rappresentano un arricchimento di cui tutti possono beneficiare. In fondo ci troviamo di fronte a due persone che non desiderano imporre le loro idee, ma che vogliono solo capire, e questo è l'altro aspetto di pregio di questo libro, perché alla fine non ci sono né vinti, né vincitori, ma si resta consapevoli che qualche cosa si è fatto, che un altro passo verso la conoscenza si è compiuto. Per quanto ovvio, Conversazione con Primo Levi è sicuramente e ampiamente raccomandabile.
Renzo Montagnoli - 20/06/2014 11:33