Questo è un libro di idee. Nato come un "giornale di bordo politico-filosofico" intorno ai molti interrogativi aperti dal confronto tra mondi diversi e dal paventato tramonto dei valori occidentali, "Convivenze difficili" si muove tra critica sociale e proposta politica per rilanciare la prospettiva di un socialismo possibile, capace di ritrovare la propria spinta utopica, affrontando senza vergogna e senza finzioni il proprio passato. Consapevole che per capire il mondo contemporaneo le categorie dell'economia sono largamente insufficienti, l'autore rilegge i problemi di convivenza e giustizia sociale come questioni che hanno la loro origine nelle imprevedibili commistioni di valori, abitudini, fedi, credenze di uomini e donne nel loro dislocarsi continuo tra gruppi e culture differenti. Dietro le loro scelte e le loro aspettative, vediamo così delinearsi una miriade di ragioni e convinzioni spesso conflittuali, mai del tutto omologabili. È un mondo ibrido quello che il libro descrive, in cui si mescolano tradizione e modernità, passato e presente, ma che chi ne guida le sorti pretende di dominare attraverso l'omogeneizzazione degli stili di vita. La resistenza che a questo presunto modello unico si oppone da più parti è una spia della vanità e della distruttività di tale pretesa. L'Occidente, tribù scesa in guerra per difendere il proprio territorio, sembra avvitarsi su se stesso dimenticando che la propria forza sta nella capacità di mettersi costantemente in discussione, in quella tolleranza che ha le sue radici nell'illuminismo e il suo futuro in un progetto di convivenza che non azzeri i conflitti, ma li sappia trasformare in opportunità di libertà per gli individui.