Se la complessità del Movimento Moderno, in particolare nella sua declinazione italiana, è stata più volte indagata sotto il profilo interpretativo da un punto di vista esclusivamente storiografico (soprattutto negli ultimi anni, quando il ruolo mediatore del tempo ha permesso di rileggere in maniera più oggettiva gli eventi), ciò che si rileva oggi è la mancanza di una interpretazione in chiave tecnologica; tale cioè da considerare l'architettura - al di là delle poetiche e delle intenzioni - come evento costruttivo. Di fronte all'eredità materiale del Movimento Moderno emergono non pochi interrogativi. Quali sono i limiti e i rischi inevitabilmente sottesi alla volontà di conservazione? Quali gli opportuni criteri di selezione? Come intervenire su questi edifici così difficili da interpretare, sospesi fra passato e presente, ancora recenti ma spesso già dimenticati? Che fare di questi arredi studiati in maniera imprescindibile dagli ambienti per i quali sono stati concepiti? Come orientarsi di fronte a soluzioni tecnologiche non più praticate o a materiali non più in produzione né producibili? A questi e altri interrogativi i saggi contenuti i questo volume tentano di dare risposta, alcuni documentando casi concreti d'intervento, altri riportando riflessioni a carattere squisitamente teorico ma accomunati tutti da una sola chiave di lettura: la centralità della fase conoscitiva nell'intervento di recupero.