C'è l'epica di Omero e di Virgilio - quella dell'"Iliade" e dell'"Eneide" - nella quale si raccontano le vite e le imprese dei grandi eroi. E poi c'è un epica più defilata e discreta, quella dei personaggi ai quali non viene mai data la parola, quegli eroi che sono stati costretti o che hanno scelto un destino "apocrifo", nascosto. I personaggi di un narratore che le sue storie le ha cantate: Fabrizio De André. Un'epica laterale e silenziosa: una "Deandreide", appunto. Quattordici scrittori italiani, diversi tra loro ma che in comune hanno la passione per De André, hanno scritto ognuno un racconto ispirato alle canzoni-narrazioni del grande Faber. Da "Bocca di rosa" a "Sinàn Capudàn Pascià", dal "Malato di cuore" a "Don Raffae'", personaggi e situazioni narrative vengono estratti dalla storia originaria e rimessi in circolo in altre forme e in altri mondi, per far riverberare ancora l'immaginazione di chi ha saputo influenzare, prima di quella culturale, la nostra formazione di esseri umani.