«Se sbaglio, Dio me lo farà capire» ripete Tommaso
tutte le volte in cui deve prendere una
decisione che lo allontana dal suo cuore buono,
e non sa che quella formula all'apparenza
innocua si trasformerà in una drammatica
profezia.
Tommaso nasce nell'ora più calda del giorno
più caldo dell'estate più calda, e attorno a
lui si affollano presagi oscuri e dolorosi. «È nato
sotto una cattiva stella» dicono le comari, ed è
chiaro che quel bambino ha qualcosa di speciale:
sarà in grado di capire l'animo degli uomini
con uno sguardo, di leggere il futuro, ma
su di sé attirerà disgrazie, successo e tragedie.
Da subito la sua esistenza è segnata dall'abbandono,
dalla ricerca di un padre sognato e
inafferrabile proprio come la più brillante tra
le stelle che il piccolo Tommaso impara a scrutare
nel cielo nero e magico di un'estate fatale.
Fin dall'infanzia dovrà imparare a difendersi
dall'ingiustizia, e allora la sua vita sarà
una sfida continua contro ciò che lo affligge e
lo spaventa: il respiro sempre troppo corto, la
paura dell'acqua profonda, il denaro che inganna
e tradisce, l'amore che è più pericoloso
del mare.
Sostenuta da un'ambizione e un desiderio
di rivalsa incrollabili, la corsa di Tommaso lo
porterà dalla sua città di confine, dove tutti
sono un po' matti e sognatori, all'altra parte
dell'oceano, dalle stanze anguste del collegio
ai templi dorati della finanza, da un padre desiderato
a un figlio inascoltato, dalla passione
bruciante all'amore in punta di piedi, in una
spirale che lo inebria e lo divora.
Sul confine sottile tra respiro epico e racconto
degli affetti quotidiani, Federica Manzon
dà vita a una storia popolata da personaggi indimenticabili:
la nonna Vittoria che cammina
alzando la gonna sopra il ginocchio e compare
e scompare a passo di vento, Ariel Fiore, il
campione di nuoto, l'amico facile da amare e
da tradire, Mila dagli occhi gialli come il miele
e velenosi come il serpente, e tantissimi altri,
fino alla narratrice di questa storia, capace
di amare fino all'ultima parola.
Attraversando, con una cronaca dura,
l'economia di inizio millennio, tra speculazioni crudeli e dissennate e l'onda nera e travolgente
della crisi, Di fama e di sventura è una saga dal
respiro lungo e il ritmo incalzante, la storia
senza tempo di un uomo che lotta contro le
lusinghe del suo lato oscuro, storia eterna di
trionfi, rimorsi e rimpianti.
E chissà se, alla fine, gli occhi acquosi di
Ljuba la maga avranno davvero visto il destino
quando hanno sussurrato tra i capelli di
Tommaso bambino: «Alla fine troverà quello
che cerca, e lo perderà»...
La nostra recensione
La recensione di Mondolibri:
Di fama e di sventura, romanzo d'esordio di Federica Manzon: Premio Rapallo Carige 2011
Un tuffo nella vita: l'attesa, lo slancio, l'acrobazia e poi la caduta. Il romanzo di un eroe contemporaneo.
Un titolo poetico (da un verso del sonetto A Zacinto, di Foscolo, riferito a Ulisse e al suo desiderio di conoscenza e di rischio) per un romanzo tutto sommato duro e diretto in cui si infiltrano però, netti e decisi, percorsi di morbida poesia. Federica Manzon, giovane scrittrice friulana, con Di fama e di sventura ci narra una saga familiare dal respiro ampio e serrato al contempo. Intermittente come il respiro rotto del protagonista, Tommaso, che di fama e di sventura è "campione" fin dalla giovinezza. "È nato sotto una mala stella" vociferano le comari, perché nato nell'ora più calda del giorno più caldo dell'estate che la leggenda popolare vuole destinata a vite verticali, dove luce e buio possono alternarsi da un momento all'altro, vite difficili, insomma, attorno alle quali aleggiano sempre oscuri presagi. E comunque Tommaso ha in sé il segno dell'eccezionalità e della solitudine, così come porta nel cuore il segno opposto del bene e del male, il piccolo indiano dal cuore buono che si trasforma, non senza dolore e tormento, nel cowboy dal cuore di pietra, in una sorta di epopea del riscatto dall'ingiustizia che approda inesorabile al culmine di una vetta oltre la quale non è che il precipizio.
Fin dalla giovinezza la sua vita è segnata dall'abbandono ma anche dall'amore, dal sogno ma anche dalla lucida ricerca, perché a differenza di tutti gli altri bambini Tommaso sa penetrare con lo sguardo nell'animo degli uomini allo stesso modo in cui legge nelle stelle il ritmo della vita. Remando con foga contro l'ingiustizia che cerca di trascinarlo via e perderlo, Tommaso crescerà con il desiderio di imporsi per arrivare in alto, tanto in alto nel mondo effimero e feroce dell'alta finanza di questo inizio secolo. La sua è una sfida che sembra personale, ma non lo è: in lui c'è bisogno di presenza - dei genitori che non ha mai conosciuto; della splendida e ingombrante nonna Vittoria che l'ha difeso, cresciuto e protetto, per poi lasciarlo esposto ai rischi più grandi di lui che l'hanno forgiato; d'amore e d'amicizia, quanto mai intrecciati e inestricabili in questa storia: tra l'amico Ariel, Tommaso, il primo amore (di entrambi) Luce, voce narrante apparentemente, ma solo apparentemente, esterna e lontana - ma anche di assenza, perché è solo attraverso il risucchio interiore di ogni emozione che ci si può imporre in un mondo che del denaro ha fatto il suo idolo sacro.
Dalla sua città di provincia, e di confine, che lo ha visto crescere e lottare in un ambiente ostile, la vita di Tommaso spicca il volo dall'altra parte dell'oceano nei cieli dorati dell'alta finanza, dove si addensano le nubi di questa nostra epoca di crisi. Ma si torna sempre, e il ritorno è un spesso un ritorno d'amore se non di speranza, spesso proprio d'amore disperato.
Federica Manzon ha scritto una formidabile saga contemporanea, piena di profumi ottocenteschi, candida e brutale insieme, e affollata di personaggi indimenticabili, ciascuno a suo modo stella di quel cielo che Tommaso fin da piccolo sa penetrare e decifrare con malinconica passione.
Di fama e di sventura è un romanzo di vita e di vite, è un gioco ben congegnato, o meglio: un viaggio senza meta, un viaggio di ricerca motivato dalla curiosità e dall'ansia di scoperta al termine del quale, forse, vedremo avverarsi la profezia della maga Ljuba che, accarezzando gli occhi chiusi del piccolo Tommaso, sussurra alla nonna Vittoria parole che racchiudono un destino: "Alla fine troverà quello che cerca, ma lo perderà".
Con questo romanzo d'esordio Federica Manzon si è imposta subito all'attenzione del pubblico e della critica: le è stato assegnato il Premio Rapallo Carige 2011 ed è stata finalista del Premio Campiello.