II libro considera, in chiave comparatistica e di genere, scritture di donne interpreti della storia e della tradizione, donne che ci hanno restituito memoria del tempo passato, creatrici di utopie poetiche e di poetiche utopiche. Nel percorso che va dal Trecento a metà dell'Ottocento si fissano norme di comportamento e di rappresentazione delle donne valide fino al comparire di un nuovo paradigma rivendicato dalla giornalista americana e femminista ante litteram Margaret Fuller. La scelta di scrittrici italiane, francesi, di lingua germanica del Novecento verte sulla loro ricerca di un linguaggio universale radicato nella conoscenza dell'altro, della differenza, dell'amore: da Simone Weil a Nelly Sachs, da Ingeborg Bachmann, a Cristina Campo, a Elsa Morante.