Roma, 22 giugno 1983. Emanuela Orlandi, studentessa di quindici anni, al termine di una lezione di canto ha appuntamento con la sorella Cristina e alcuni amici davanti al vecchio palazzo di Giustizia. Non vedendola arrivare, familiari e amici la cercano in ogni quartiere della città, inutilmente. Da quel giorno nessuno la vedrà più. Inizia come la storia di una delle tante ragazze italiane scomparse uno dei gialli più intricati che la cronaca degli ultimi decenni abbia conosciuto. Già dalle prime ore è chiaro che non si tratta di estorsione: Emanuela proviene da una famiglia modesta che non sarebbe in grado di pagare un riscatto. A pochi giorni dalla scomparsa la stampa rivela un particolare fondamentale per le inchieste sulla vicenda: la ragazza è cittadina vaticana, e il padre lavora come commesso presso il Palazzo Apostolico. Le rivendicazioni, forse sollecitate da questa notizia, non si fanno attendere. I messaggi dei presunti sequestratori sono numerosi e contraddittori, ma emerge comunque una pista credibile: la ragazza sarebbe stata rapita per ottenere la liberazione di Alì Agca, condannato all'ergastolo per l'attentato a Giovanni Paolo Il del 13 maggio 1981. Presto, tuttavia, inquirenti e giornalisti intuiscono che il caso Orlandi è molto più complesso di quanto sia apparso nelle prime fasi delle indagini, e coinvolge i servizi segreti orientali e occidentali, la diplomazia vaticana, il terrorismo internazionale. Attraverso testimonianze e documenti inediti, pareri di magistrati ed esperti, Antonio Fortichiari ricostruisce le connessioni tra il sequestro e alcuni dei principali misteri politici e giudiziari di quegli anni: il crac del Banco Ambrosiano e le manovre finanziarie dello IOR di Marcinkus, le attività della banda della Magliana e le lotte di potere interne al Vaticano. Anche se a distanza di vent'anni il caso resta aperto, da allora sono cadute molte reticenze, e si può cominciare a far luce su uno degli avvenimenti più oscuri della nostra storia recente.