I solitari deliri e le tortuose riflessioni di un giovane scrittore errante nella vita urbana, accompagnato dalla sua inesorabile antagonista, la fame. Un romanzo che sta sulla soglia della grande letteratura del Novecento.
Se vi capiterà di leggere qualche libro di Henry Miller , noterete alcune costanti: la ricerca continua e dolorosa dell'amore, come del sesso; la volontà di essere finalmente un arista, piuttosto che esserlo solo in potenza; e infine, ma non ultima per importanza, la Fame. Quella di Miller era la banalissima fame che proviamo tutti i giorni, quando il nostro organismo ci richiede il dovuto per andare avanti, ma non solo. La sua era fame di vita, di verità, di Dio e di compiere finalmente se stesso come scrittore; e nell'appetito insaziabile di Miller per succhiare il midollo della vita vi era pure un piccolissimo e forse passato troppo sotto silenzio desiderio: scrivere come Knut Hamsun. Hamsun, chiamato pure "il Dostoevskij del nord", famoso per aver vinto il premio Nobel ma anche sospettato di aver collaborato con il regime nazista (anche se la sua posizione in merito è stata rivista in una luce più oggettiva dagli storici). Ma l'Hamsun di "fame" è soprattutto un immenso scrittore. Nel libro infatti da vita a un personaggio che forse è una sua proiezione, ma il suo personaggio è soprattutto un uomo costantemente desideroso di assaggiare la vita, rischiando certo di avvelenarsi, ma anche di assaporare la bellezza divina dell'Esistenza. quante imprecazioni del protagonista sono assorbite dalle strade attraversate del protagonista, ma anche quanta dolcezza, quanto amore nei suoi passi affrettati ma calorosi. Dalla lettura ne uscirete ammaliati, e se dopo non vi verrà il desiderio di scrivere come Hamsun, ci sarà una grossissima fetta di possibilità che vi verrà il desiderio di assaggiare il mistero della vita come il protagonista di "Fame", con tutto quello che comporta, nel bene e nel male
Fame
francesco89fo - 23/06/2014 15:05
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Se vi capiterà di leggere qualche libro di Henry Miller , noterete alcune costanti: la ricerca continua e dolorosa dell'amore, come del sesso; la volontà di essere finalmente un arista, piuttosto che esserlo solo in potenza; e infine, ma non ultima per importanza, la Fame.
Quella di Miller era la banalissima fame che proviamo tutti i giorni, quando il nostro organismo ci richiede il dovuto per andare avanti, ma non solo. La sua era fame di vita, di verità, di Dio e di compiere finalmente se stesso come scrittore; e nell'appetito insaziabile di Miller
per succhiare il midollo della vita vi era pure un piccolissimo e forse passato troppo sotto silenzio desiderio: scrivere come Knut Hamsun. Hamsun, chiamato pure "il Dostoevskij del nord", famoso per aver vinto il premio Nobel ma anche sospettato di aver collaborato con il regime nazista (anche se la sua posizione in merito è stata rivista in una luce più oggettiva dagli storici).
Ma l'Hamsun di "fame" è soprattutto un immenso scrittore. Nel libro infatti da vita a un personaggio che forse è una sua proiezione, ma il suo personaggio è soprattutto un uomo costantemente desideroso di assaggiare la vita, rischiando certo di avvelenarsi, ma anche di assaporare la bellezza divina dell'Esistenza. quante imprecazioni del protagonista sono assorbite dalle strade attraversate del protagonista, ma anche quanta dolcezzam quando amore nei suoi passi affrettati ma calorosi.
Dalla lettura ne uscirete ammaliati, e se dopo non vi verrà il desiderio di scrivere come Hamsun, ci sarà una grossissima fetta di possibilità che vi verrà il desiderio di assaggiare il mistero della vita come il protagonista di "Fame", con tutto quello che comporta, nel bene e nel male.
francesco89fo - 23/06/2014 15:31
francesco89fo - 23/06/2014 15:05
Anonimo - 25/09/2002 19:20