Nel poetico e tenebro mondo boschivo di Mauro Corona, non è raro imbattersi in una favola. Ma non è scontato che si tratti di una favola idilliaca, perché è proprio quando la narrazione si avventura nel fantastico che l'autore trova l'occasione per far emergere con forza la sua vena più caustica e dissacrante. E questa volta è chiaro più che mai: "Ho scritto una fiaba cattiva sul Natale, perché il Natale è una festa cattiva dove si scoprono i cattivi che fanno i buoni". Se con "Una lacrima color turchese" ci aveva portato ad accettare lo straordinario, ovvero l'eccezionale scomparsa del Bambin Gesù, fuggito dai presepi di tutto il mondo per provocazione, in questo suo ideale seguito si spinge ancora più in là, sfidandoci ad accogliere il diverso. "Favola in bianco e nero" si apre, infatti, con la prodigiosa apparizione di due statuine del Bambin Gesù, una con la pelle bianca e l' altra con la pelle nera, che si materializzano, inaspettatamente, allo scoccare della mezzanotte in tutte le case del mondo. La reazione che si scatena, però, è piuttosto prevedibile, perché tutti cercano di rimuovere la statuina di colore; del resto, la tradizione vuole che Gesù abbia la pelle bianca, nessuno è in grado di tollerare una simile anomalia.
La nostra recensione
"Quando la gente del paese si svegliò, quale non fu lo sbalordimento nel constatare che le statuine dei pargoli santi stavolta erano due. Uno di pelle bianca, candida come la neve che copriva il paese, l'altro con la pelle color cioccolato. Entrambi vicini, uno accanto all'altro, sulla paglia magra della vita. Tutti e due con le braccine aperte, pareva si tenessero per mano".
Da qualche anno Mauro Corona, barbuto scrittore delle montagne e del freddo, a Natale sforna una fiaba per adulti, da leggere di fianco al camino (per chi ancora ce l'ha) o da mettere sotto l'albero dentro la carta colorata di un regalo. Sono favole per noi grandi, venate da una forte rimprovero all'umanità dei tempi in cui viviamo. Questa volta poi, l’ambientazione alpina viene messa da parte, e, cosa insolita per la bibliografia di Corona, la narrazione è fitta di riferimenti (cattivissimi) all’attualità e alla politica. E sarà una gran sorpresa scoprire chi si nasconde dietro ai due personaggi, uno di pelle bianca e l’altro di pelle nera, comparsi misteriosamente nei presepi. Una storia arrabbiata che svela con rabbia il vero volto del Natale contemporaneo, ma non senza rinunciare a buona razione di ironia.