Il volume individua gli aspetti dell'evoluzione della relazione tra parola e musica nel XIV secolo. L'autore osserva che mentre Dante - pur riconoscendo alla musica lo straordinario potere d'influenzare l'animo umano - evidenzia la pericolosità di quella secolare, Petrarca si lascia ammaliare da essa, ne considera i sorprendenti e diversificati effetti psicologici e si avvale delle sue doti comunicative. L'analisi dettagliata del Decameron di Boccaccio testimonia il nuovo modo di concepire il genere "profano", ossia liberamente e senza remore.