Seconda metà del diciottesimo secolo. In un piccolo villaggio tedesco. Il piccolo Abel nasce in una famiglia di poverissimi contadini: gracile di salute, ha dalla sua una sensibilità e un'intelligenza fuori dal comune. Se ne accorge il parroco e maestro, Rupprecht Radebach, un pastore luterano tormentato: ha avuto una brillante carriera nelle gerarchie della chiesa cattolica ma, alla fine di una profonda crisi teologica ed esistenziale, ha abbracciato la dottrina di Lutero e ha sposato la donna che ama. Radebach chiede alla madre di Abel il permesso di impartire al ragazzino lezioni supplementari. Abel rivela una disposizione eccezionale per lo studio, ma il carattere chiuso e incline alla meditazione gli fa il vuoto intorno.
Un libro bellissimo, difficile magari, per via della prosa altissima, ma anche laddove questa ti rallenta ti fai prendere dalla sua musicalità e procedi. "La storia umana era una sequela di orrori; non solamente la storia, ma ogni fatto di ogni giorno, la fatica del risveglio, il lavoro, persino l'atto di nutrirsi. Nemmeno lui ne era fuori; forse un po' discosto dalla corrente impetuosa, in un'ansa che gli dava illusione di quiete, ma stava per irromperci l'orrore; o forse già c'era, e lui non se ne accorgeva ancora..."
Anonimo - 06/08/2011 11:48