Sono trascorsi 500 anni da quando il veneziano Aldo Manuzio pubblicò questo sfuggente romanzo, ritenuto il più bel libro della storia della stampa, ma l'opera mantiene intatto il suo fosco fascino. E non cessa di suscitare stupore, interrogativi e acri polemiche. Risolta la questione dell'autore, che Giovanni Pozzi ha identificato in un Francesco Colonna frate indocile e libertino, resta il mistero del linguaggio che fa del "Polifilo" uno spericolato e intrepido esperimento senza passato e senza futuro. Ma che cosa narra? Una storia d'amore. Polifilo ritrova in sogno l'amata Polia superando una serie di prove iniziatiche: un viaggio dell'anima, intrapreso in lotta con Amore per raggiungere la vera Sapienza.
Può essere considerato il capolavoro della tipografia del secolo XV (oltre che una sorta di monumento all'Antiquaria). L'Hypnerotomachia Poliphili, ubi humana omnia non nisi somnium esse docet atque obiter plurima scitu sane quam digna commemorat, uscito dai torchi di Aldo Manuzio nel 1499, è il libro che è stato sicuramente più ammirato, più studiato, più discusso. Molti sono i primati che può vantare, sia per l'annosa e tuttora irrisolta questione dell'identità dell'autore (l'ipotesi più corrente fa il nome di Francesco Colonna, frate domenicano del convento veneziano di San Giovanni e Paolo, ma le altre candidature non sono del tutto cadute), sia per la estrema difficoltà della lingua utilizzata (risultato di un singolare impasto di volgare, latino, grecismi, il tutto infarcito di neologismi), sia per la qualità e quantità di immagini silografiche, sia per il mistero che circonda la identità dell'autore delle silografie (a più riprese fu fatto il nome di Mantegna, dei Bellini, ora quello di Pier Paolo Agabiti);[...]
Libro tra i più apprezzati e più amati dai bibliofili per la cura con la quale ne fu organizzata l'impaginazione del testo e il suo rapporto con le immagini, per la bellezza dei caratteri e delle illustrazioni, è forse, tra i libri stampati nel Quattrocento, uno dei meno rari, conoscendosene oltre un centinaio di copie nelle collezioni di tutto il mondo. Ebbe una certa fortuna editoriale nel corso del Cinquecento e ciò nonostante le 'durezze' del testo potessero renderne difficile la comprensione: venne riedito nel 1545 per i tipi degli eredi di Aldo, con il titolo tradotto in volgare
Campoli - 25/10/2004 17:27