Lotingen, 1807. Sullo sfondo di una gotica, orrifica Prussia invasa dai Francesi, gelida e ostile, tra cadaveri straziati di donne e di bambini, campeggiano la vita familiare di Hanno, la sua tenerezza per Helena, la gelosia per le attenzioni del collega francese Lavedrine nei confronti della moglie e le molte preoccupazioni economiche. Un microcosmo domestico sul quale governa sovrana la figura di Helena Stiffeniis, con il suo coraggio, la sua ostinazione, la sua bellezza, la sua profonda intelligenza delle cose. Intorno a lei, le superstizioni crudeli e l'ignoranza di un popolo che nella caccia all'ebreo vede risarcita la propria perdita della libertà; e dall'altra quell'Aaron Jacob che libera i bambini dalla tenia e immagina che i segni dell'elezione del suo popolo siano incisi nella forma dei crani ebraici, una condanna a un destino di vittime in terra e di salvati poi nell'oltretomba.
La nostra recensione
Lotigen, 1807. Al ballo autunnale organizzato dal conte Dittersdorf incontriamo nella sua seconda avventura il procuratore prussiano Hanno Stiffeniis. All'evento mondano si è appositamente recato il comandante e criminologo francese Lavedrine per conoscere Hanno, famoso per la sua bravura quanto per l'amicizia che lo legò al filosofo Immanuel Kant durante il periodo universitario a Königsberg, città natale del filosofo.
L'incontro fra i due non sarà dei più felici, sia per il clima d'odio creatosi tra francesi e prussiani dopo la sconfitta di questi ultimi da parte di Napoleone a Jena, sia per la reticenza di Hanno nel conversare sul suo rapporto con il filosofo scomparso; Lavedrine, infatti, ritiene che Kant abbia lasciato scritti inediti inerenti alla teoria della "critica della ragione criminale" e cerca di saperne di più dal magistrato.
Ma un efferato e crudele delitto porterà Stiffeniis a dover collaborare con il "nemico".
In una casa sperduta nel bosco vengono infatti ritrovati i cadaveri di tre bambini, orrendamente assassinati e mutilati; la madre è scomparsa e il padre, l'ufficiale ussaro Gottewald, si trova nell'ultimo avamposto prussiano, la fortezza di Kamenetz, comandata dal generale Katowice.
Le indagini portano Hanno a recarsi al forte: lì scoprirà che sotto gli ordini del temibile generale sono perpetrati orrendi crimini per salvaguardare la stirpe prussiana.
Molte sorprese attendono Hanno al suo ritorno. Prima fra tutte la morte in carcere dell'unico indagato per l'omicidio, il cacciatore Durskeitner, scopritore dei cadaveri. Inoltre un clima di terrore pervade ormai la città. Il cruento delitto ha infatti scatenato la caccia agli ebrei da parte della popolazione, avvallata dalle autorità, che ha svolto una propaganda religiosa antisemita pur di trovare un colpevole.
Anche in questa circostanza sarà la sensibilità femminile della moglie di Hanno, Helena, ad essere di enorme aiuto alla soluzione del caso.
Nel freddo inverno prussiano, in un'ambientazione gotica che ben rispecchia l'animo dei protagonisti, Hanno andrà alla ricerca della verità, scavando fra le sue paure e i suoi dubbi, incontrando personaggi ben caratterizzati come Lavedrine, con il quale instaurerà un rapporto altalenate, fatto di gelosia e rispetto, o come l'ebreo Aaron Jacob, convinto che il destino di ognuno di noi sia scritto nei nostri corpi, e soprattutto che il suo popolo sia condannato ad un destino di vittime in terra e di salvati nell'oltretomba.
Ma soprattutto Stiffeniis dovrà fare i conti con il suo passato e il fantasma di Immanuel Kant.
Riprendendo quanto presentato nel precedente libro "Critica della Ragion Criminale", anche in questo romanzo Michael Gregorio ci descrive un Kant che abiura la sua incrollabile fede nella ragione e nella logica, e si lascia sedurre dalla parte più oscura della luna, arrivando a teorizzare il piacere di uccidere.
In questo avvincente thriller, l'autore descrive le paure dell'animo umano, sempre in bilico fra il bene e il male, fra i tormenti inconsci dell'uomo e la sua spasmodica voglia di verità.
Tramite il protagonista Hanno, cerca di entrare nella mente dell'assassino, si insinua nel più perverso dei pensieri, portando il lettore a confrontarsi con le ragioni del crimine e, incredibilmente, scoprirà con lui che anche l'amore può essere una di queste. -Valeria Merlini-