Si suppone che gli avvenimenti si svolgano nel Duecento. Manfredo, signore di Otranto, nipote dell'usurpatore del regno che ha avvelenato Alfonso, il lettimo sovrano, vive sotto l'incubo di una profezia, secondo cui la stirpe dell'usurpatore continuerà a regnare, finché il legittimo sovrano non sia divenuto troppo grosso per abitare il castello e finché discendenti maschi dell'usurpatore lo occupino. Quando la profezia sembra avverarsi, Manfredo atterrito confessa il modo dell'usurpazione e si ritira in un monastero con la moglie. Il romanzo fu pubblicato nel 1764 e, nella prima edizione, era descritto come una versione dall'italiano.
Il primo terzo del romanzo è intrigante, ma poi si perde, a mio avviso, in dialoghi prolissi ed appesantiti da un linguaggio troppo lontano dal lettore d'oggi, diventando a tratti noioso. Privo di descrizioni, il Castello di Otranto poggia su superstizioni e credenze che oggi suscitano ilarità e non la paura che dovrebbe, invece, infondere nel lettore (moderno). Una lettura evitabile se non costituisse il primo esempio di romanzo gotico da cui attingerà la letteratura europea.
Antonio - 27/11/2007 14:22