George Caldwell è un insegnante che non sopporta più la scuola e i suoi studenti, suo figlio Peter non ha amici, ama Vermeer e soffre di psoriasi. Entrambi sognano di andarsene via dalla cittadina della Pennsylvania in cui vivono. Il sacrificio di uno salverà l'altro, come Chirone con Prometeo? Con "II centauro" Updike dimostrò che con la scrittura sapeva fare tutto. Un'onnipotenza virtuosistica che riesce ancora oggi a incantare il lettore. Basta prendere l'incipit del romanzo o la lunga scena della lezione di astronomia per capire come il minimo dettaglio realistico riesca a caricarsi di significati che lo trascendono, ogni infelicità individuale si proietti nel pulsare di una ferita cosmica. Con i suoi piani narrativi cangianti e l'alternanza (o la mescolanza) tra personaggi realistici e mitologici, è il romanzo più ardito di Updike, forse il più affascinante. Prefazione di Luca Briasco.
Chirone è il più nobile tra i Centauri immortali. Secondo la leggenda, implorava gli dèi di morire per espiare la colpa di Prometeo. L'autore trasferisce l'Olimpo tra le mura di una scuola americana e narra gli ultimi tre giorni di vita di George Caldwell, moderno centauro, la cui posizione nell'Olimpo è precaria e ambigua.
Updike lavora su più piani narrativi - il racconto in prima persona del figlio di Caldwell, Peter, e il progressivo identificarsi di Caldwell con Chirone - fondendo mirabilmente mito, scienza e poesia. E come Giove, colloca il suo Centauro, arciere splendente, tra le stelle della letteratura.
vittorioc69 - 09/04/2015 15:01