"L'amore per crescere ha bisogno di muri, proprio come l'edera." Nonna Comasia ha insegnato questo a Francesco, detto Veleno, e lui lo ricorda ogni giorno. Timido e solitario, fino ai quattordici anni è vissuto immaginando vite eroiche e ammirando i coetanei più intraprendenti. Il suo universo quotidiano, nel paese pugliese dove vive, è quello della scuola, con regole e muri che sembrano fatti per essere invalicabili, non certo per nascondere gioie proibite. Fino all'incontro con Donatella Telesca, professoressa di Educazione tecnica. Lei ha il doppio degli anni di Veleno, eppure veste in modo più simile a lui e ai suoi amici Mimmo e Nappi che alle altre insegnanti. Ha la pelle candida, ma nasconde un'ombra che agisce come una calamita sui suoi giovani allievi: somiglia forse a quella che abita ogni adolescenza, presto dimenticata negli anni in cui si cresce e si impara a adeguarsi alle leggi del mondo. La Telesca siede tra i banchi, ascolta i ragazzi, li guarda come nessuno ha mai fatto prima. Nasce un'attrazione irresistibile, destinata a essere scoperta nel clamore dello scandalo. Un'attrazione imperdonabile, interrotta con la massima violenza. Per ristabilire l'ordine ognuno deve essere rimesso nella casella che gli spetta: Nappi, Mimmo e Veleno, ragazzi plagiati da raddrizzare e "reinserire"; Donatella, la plagiatrice da punire.
La nostra recensione
Che esistono amori impossibili, talmente enormi e ineffabili da restare senza una spiegazione credibile, Francesco lo sa fin da bambino, da quando, muto ed estasiato, assisteva insieme al nonno alla vestizione rituale della statua della Maria Vergine Addolorata da parte di confratelli adoranti, che il loro amore impossibile potevano solo viverlo senza mai raccontarlo. Il suo, Francesco-Veleno, decide di raccontarcelo. Mario Desiati mette così in scena il proibito senza mai abbandonarsi a un manierismo scontato, ammantando di puro lirismo una vicenda che di spoglio realismo mantiene ben poco, ed è giusto così. L’atto, lo scandalo, la contraddizione che getta scompiglio nell’ordine e nella regolarità del piccolo mondo provinciale di Veleno e dei suoi amici è infatti raccontato, meglio: evocato con tanta rarefatta ispirazione che di spregevole non ha proprio nulla, se non la reazione scomposta e rigida del perbenismo di facciata che si serve di ogni tabù per sorvegliare e proteggere. Accanto alla figura tormentata e determinata di Veleno, un po’ - giustamente - folle nella sua esaltazione adolescenziale, si staglia anche l’inquieta e libera Donatella, che l’amore di Veleno, prima confuso e acerbo e via via sempre più maturo e spirituale, trasformerà in Diotima, la donna che nel Simposio di Platone incarca l’eros. Una coppia imperfetta e disarticolata che Desiati sa raccontarci con morbida armonia, quasi in un sussurro, modulato sulle vicende che coinvolgono anche gli altri personaggi di questa recita corale che fa da sfondo all’amore completo e proibito di Veleno e della sua Diotima. Per Francesco e Donatella, forse, oltre il velo della proibizione, oltre i muri imponenti delle leggi e delle convenzioni si potrà finalmente aprire uno squarcio di ostentata speranza: “Proibitemi d’amarla e l’amerò per sempre”. Antonio Strepparola