"Zeami Motokiyo (1363 - 1445), figlio del capostipite della più celebre tra le scuole di attori di no oggi esistenti è stato definito ""lo Shakespeare giapponese"" in quanto attore lui stesso e autore di quasi tutto il repertorio no. Egli ha lasciato numerosi trattati su quest'arte, che è la forma più nobile e raffinata del teatro orientale, e se, a stretto rigore, non può esserne considerato l'iniziatore, è però colui che ne ha fissato le regoòle fondamentali. Scritti a uso e insegnamento dei discendenti dela sua famiglia, accompagnati dalla consegna formale di preservarli come 'segreti', questi trattati, che costituiscono il nucleo essenziale del libro che presentiamo, resarono effettivamente sepolti in Giappone per cinque secoli, e cominciarono a essere riscoperti e studiati solo nel primo decennio del Novecento. Per una singolare coincidenza, ciò avvenne appunto negli anni in cui in Europa nasceva una viva curiosità per il teatro no, sia grazie al movimento per un linguaggio scenico 'per simboli' che prese l'avvio con Gordon Craig, sia, ancor più, per merito di Yeats che volle utilizzare le tecniche del no nei suoi stessi drammi e che offrì a Pound l'ocasione di presentare, tradotti da lui e da Fenollosa, testi del repertorio no, sopratutto di Zeami. Oltre a essere la via maestra per la comprensione del teatro no, i trattati di Zeami rappresentano, in modo più generale, una delle migliori introduzioni a un mondo di sensibilità e di idee che in questi ultimi decenni ha esercitato tanto niflusso sul'arte occidentale, in particolare sulla pittura e sulla poesia. Sul fondo delle dottrine zen, i trattati tessono una tela affascinante di regole stilistiche riguardanti i quattro elementi di cui si compone il no, poesia e mimica, musica e danza: sono regole che testimoniano di una concezione elevatissima della professione dell'attore e della funzione del teatro in una società, e che spesso ci sorprendono per l'estrema, raffinata penetrazione psicologica."