Nonostante la stanchezza, dichiarata all'inizio del volume, nel tornare a occuparsi di Resistenza, l'autore aggiunge alle precedenti revisioni nuove provocazioni revisioniste. Non ci fu nessuna "morte della patria" l'8 settembre del '43: gli ufficiali italiani non fuggirono per un "inconscio sciopero morale", né per un atto di "disubbidienza di massa", ma perché ubbidirono a un ordine esplicito "diffuso il 9 settembre dal ricostituito Governo Nazionale Fascista..., da un'autorità che avevano accettato per più di vent'anni in pace e in guerra". Anche la teoria della "zona grigia" come espressione dell'indifferenza della maggioranza degli italiani nei confronti della guerra tra fascisti e antifascisti viene smentita dall'autore, chi invece sostiene la continuità della Repubblica Sociale Italiana con il regime fascista anche nel consenso, soprattutto perché ci fu "continuità di personale politico e di ideologia con i venti e più anni precedenti". Un libro provocatorio che intende volutamente andare controcorrente.