Una madre e una figlia. La figlia tiene un diario e la madre lo legge. Alla storia di anaffettività, di sentimenti negati o traditi della giovane Mia, Giulia risponde con la propria storia segnata da quell'"essere di legno" che sembra la malattia, il tormento di entrambe. E come se madre e figlia si scrutassero da lontano, o si spiassero, immobilizzate da una troppo severa autocoscienza. Bisogna tornare indietro. E Giulia lo fa. Torna a riflettere sulla giovinezza ferita dall'egoismo e dalla prepotenza di una sorella falsamente perbenista, sul culto delle apparenze della madre e sul conforto che le viene da una giovane monaca peruviana, Sofia. Torna a rivivere i primi passi da medico, fra corsie e sale operatorie, il matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta e desiderata. Più la storia di Giulia si snoda nel buio del passato, più affiorano misteri che chiedono di essere sciolti. E il legno si ammorbidisce. Ma per madre e figlia l'incontro può solo avvenire a costo di pagare il prezzo di una verità difficile, fuori da ogni finzione.
Quando mi trovo a leggere libri del genere non riesco ad avere mezze misure, come tante altre persone, e finisco per amarli o odiarli del tutto. Normalmente, nel caso in cui io non riesca a trovare nessun particolare feeling con ciò che sto leggendo, cerco di portare a termine la lettura sperando in qualcosa che possa smentirmi e farmi cambiare idea.
A livello di trama non cè molto da dire.
Giulia, madre di Mia, sceglie di rubare il diario di questultima per poter entrare nella sua testa e provare a capirla, decidendo di scriverle una lunga lettera in cui tirare le somme e raccontarle la sua vita.
Ciò che noi leggiamo quindi sono le considerazioni e i segreti di questa donna, inframezzati da estratti del diario della figlia.
Purtroppo mi sento di dire che questo libro non fa per me, probabilmente lo stile stesso con cui lautrice sceglie di dosare e utilizzare le parole non fa per me nel modo più totale.
La cosa che maggiormente mi ha delusa di questo romanzo, dopo aver letto tanti elogi positivi, è il contenuto costruito al punto da risultare falso, con troppe frasi fatte e troppi luoghi comuni che alla lunga annoiano e stufano.
La struttura del romanzo dal sentore epistolare mi ha lasciata perplessa. Le due protagoniste però sono troppo simili, come se lautrice non fosse riuscita davvero ad immedesimarsi nei due personaggi distinti, non fino in fondo per lo meno. Certo, ciò che raccontano è differente, ma è come se tutto rimanesse leggermente piatto e statico, anche dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi, troppo superficiale.
Fortunatamente la scrittura è fluida.
Asia Paglino - 03/06/2020 13:46