"Kundera scrisse questa commedia - unico suo testo teatrale, mai tradotto finora in Italia - dopo l'invasione russa della Cecoslovacchia, quando il suo nome e la sua opera erano stati ufficialmente cancellati dall'esistenza. Si tratta, dunque, di un 'divertimento in tempi di peste'. Ed è un caso di straordinaria simbiosi con un autore amato, Diderot, come se con un salto mortale nella letteratura Kundera riuscisse a evadere dall'oppressione incombente. Al pari del romanzo di Diderot, ""Jacques il fatalista"", sulle cui figure e scene è ricalcato, questo testo di sfrenata leggerezza nasconde le sue punte acuminate (che non sono poche) in un ""festino dell'intelligenza, dello humour e della fantasia""."
Jacques e il suo padrone. Omaggio a Denis Diderot in tre atti
Anonimo - 07/03/2004 12:04
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Si tratta di un libero rifacimento di una commedia di Diderot,autore che Kundera ammira molto.Il mio giudizio è assolutamente positivo:non mancano humor,fantasia,piccoli intrighi.Tutto scorre con grande abilità letteraria,una commedia che si legge tutta d'un fiato.Per quanto mi riguarda ora andrò a rileggermi la versione originale di Diderot. FABIO BALLABIO
Anonimo - 07/03/2004 12:04