"L'Italia del regime fascista", scrive Mario Isnenghi, "è il gigantesco spazio di una recitazione collettiva" e il filo rosso di questo volume è il 'fascio' di soggetti, percorsi e istituzioni in cui prende forma il progetto mussoliniano di 'rifare gli italiani' e di trasformare l'Italia in una grande potenza. Nella spettacolarizzazione della politica-tratto distintivo di un regime con un tasso di militanza e di partecipazione ideologica più intenso di ogni altra esperienza di governo precedente- il 'Noi' nazional-fascista si costruisce sul terreno dell'organizzazione culturale di massa (radio, stampa, adunate, attività sportive, dopolavoro) e su quello delle istituzioni culturali (accademie, università). A realizzare questa alfabetizzazione civica di massa, nei suoi esiti pubblici e nei comportamenti individuali, sono chiamati personaggi come D'Annunzio e Balbo (l'eroe che disegna un nuovo immaginario tecnologico), i giornalisti nella loro funzione di 'elzeviristi dell'impero', i testi scolastici così come i romanzi di ambientazione coloniale non meno delle frasi del Duce che istoriano gli spazi pubblici. Ne esce un ritratto dell'identità italiana e dei meccanismi del consenso che si conclude con la tragedia della guerra, la disgregazione delle componenti del 'fascio' e il fallimento di un progetto che si era vantato di realizzare una 'rivoluzione nazionale'.