L'amorosa inchiesta

Tre lettere: al primo amore, alla prima figlia, al padre. Tre lettere con tante sfumature e un bisogno unico, urgente: fermare un attimo il tempo per frugare nelle sue tasche e tirar fuori un'occasione perduta, una parola non detta e un'altra pronunciata al momento sbagliato. Fermare il tempo per chiarire, per spiegarsi all'altro, ma, soprattutto, per capire se stessi. È troppo tardi? E' inutile? E' patetico rigiocare la mano di un gioco già giocato? Questo piccolo prezioso libro risponde di no, ribadisce con forza - anche se con la leggerezza tipica di La Capria, con il suo discorrere capace di scavare nei concetti senza mai forzarli - che per l'uomo è naturale vivere la propria vita e, allo stesso tempo, immaginare un'altra vita che poteva essere e non è stata. E non è stata non perché si siano prese grandi, epocali decisioni, ma per distrazione, per sbadataggine, per inerzia. È sorprendente come La Capria sia arrivato a trattare temi complessi, ambigui, potenzialmente "fumosi", strozzati come spesso sono nei groppi della psiche e nei lacci della falsa coscienza che ognuno di noi alimenta, e a restituirceli con una limpidezza addirittura abbacinante. Come può un adolescente già segnato dall'incontro con la letteratura - alla lunga (forse) salvifico, ma nell'immediato di sicuro devastante - rifiutare l'amore di una ragazza troppo bella? Semplice, perché "proprio il fatto che tu mi amassi, ti sminuiva ai miei occhi e ti rendeva insignificante. [... ] A vederti accanto a me non mi sembravi più la stessa persona, e un'ombra ti calava sul viso, la mia ombra, che ne offuscava la radiante bellezza". Nella vita non si sa mai bene quello che accade, mentre la si vive. Rigiocare la partita non è un desiderio riservato ai letterati, a coloro che cercano di restituire al passato il suo, ormai inutile, senso; rigiocare la partita è il senso profondo del nostro vivere. Accorgersi, per esempio, che non si è mai riusciti a essere un padre per la propria figlia e che invece, con il passare degli anni, è come se ci si sentisse genitore del proprio padre, è solo uno dei tanti apparenti paradossi che la vita ci riserva, la conferma - e questo sembra essere il vero messaggio segreto di queste pagine - che la maturità non esiste, è un miraggio, perché ogni età della vita ha la sua propria maturità. E così diventa impossibile leggere queste pagine senza emozionarsi, senza, con un brivido, riconoscersi.

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