Fin dai tempi antichi, come insegna il caso di Socrate e Santippe, il rapporto tra il filosofo e le donne è stato conflittuale. Talché, se ripercorriamo la lunga storia di questo conflitto, ne ricaviamo l'impressione che la filosofia sia una faccenda prettamente maschile. La necessità di estirpare siffatto pregiudizio si impone con le grandi figure dell'Illuminismo e del Romanticismo, quando prende avvio quella che sarà l'emancipazione della donna. Scottato dall'esperienza patita in casa con la madre, Schopenhauer avverte con lungimirante intuito l'incombente pericolo, e oppone resitstenza. Leva quindi la sua voce impertinente per mettere in guardia il sesso maschile dalle suadenti insidie e dai pericoli che riserva il rapporto con le donne.
Mi ha illuminato con la sua crudezza a volte misogina ed eccessiva. Se si coglie il lavoro di ricerca naturale, sociologico nel senso del quadro scevro da ogni valutazione contemporanea e spogliato del rancore dell'autore che cova nei confronti della madre, esprime dei concetti a mio parere assolutamente (purtroppo) veri fino all'ultima parola, seppur talvolta sono da prendere come un puro esercizio di scrittura. Non si tratta di cattiveria, si potrebbe dire anzi che il libro è molto crudo e non certo gentile anche nei confronti degli uomini.... in fondo schematizza la reale situazione umana.
PAOLA RUSSO - 20/05/2013 20:02