Vede la morte in faccia, Ashoke Ganguli, una notte d'ottobre, in India, quando il treno deraglia, i vagoni si accartocciano in un lampo. Lo salva il racconto che sta leggendo nell'attimo dell'incidente: Gogol, "Il
cappotto". Al lume della lanterna, qualcuno scorge le pagine del libro sparse per i campi: il giovane che ne solleva, con le ultime forze, qualche foglio: Ashoke è ancora vivo, viene tratto in salvo. Grato allo scrittore russo, sette anni più tardi, in America, Ashoke Ganguli decide di chiamare Gogol il primogenito appena nato. Ma quando cresce, man mano che si affaccia al mondo 'nuovo', Gogol Ganguli
trova insulso, fastidioso, quel nome che è un cognome, e neppure indiano. Parte da lì l'urto con la famiglia, poi dilaga: fieri di essersi fatti strada in America, i Ganguli sembrano affidati a un'istanza superiore, la
comunità bengalese, con cui dividere ogni passo, avanzamento, nostalgia. La ribellione di Gogol trova un coronamento tra le braccia della bionda, gioviale Maxine. Sui divani della sua moderna, rilassata famiglia cui non manca nulla. Ma è una padronanza esagerata della scena, la loro, che alla lunga ingombra, toglie, schiaccia...
Tradito da un tentativo di recuperare terreno sul fronte di casa, a un passo dal naufragio, Gogol troverà un nuovo punto di partenza, nella vita. Proprio dove meno se lo aspettava.
Anonimo - 02/02/2004 12:49