Un nuovo capitolo della storia complessa e affascinante della più famosa tra le reliquie. Dopo aver illustrato in un libro precedente l'ipotesi che la sindone sia stata portata in Europa e conservata segretamente dal potente ordine dei Templari, Barbara Frale esamina alcune tracce di scrittura in greco, latino ed aramaico solo da poco identificate sul lino della sindone. Confrontate con molte fonti greco-romane, giudaiche e del primo cristianesimo, queste scritte riconducono nella Gerusalemme del tempo di Tiberio (14-37 d.C.) e inquadrano la sepoltura di un personaggio chiamato Yeshua Nazarani.
Ho sentito volentieri di recente La bella e brava scrittrice Barbara Frale in una conferenza a Torino sulla Sindone. In quell'occasione ha spiegato in modo assai efficace le modalità secondo le quali si formarono le tracce di scritture che con sistemi di contrasto si possono leggere all'interno della Sindone, ossia il trasferimento di ioni ferrosi delle lettere dipinte su etichette in papiro dall'esterno all'interno del lenzuolo, i quali ioni ferrosi, come le macchie di sangue, hanno impedito la formazione dell'impronta limitatamente allo spessore delle lettere stesse. Questa spiegazione mi ha fatto rivedere la mia perplessità che avevo in precedenza, ossia pensavo che il trasferimento delle tracce delle lettere fosse dovuto secondo l'autrice al trasferimento del colore delle lettere stesse, che avrebbero in questo caso trapassare i papiri stessi, l'esterno del lenzuolo e l'interno. Questa seconda modalità è da scartare. Invece la nuova ipotesi della scrittrice Barbara Frale, originale in tutti i sensi fra gli scrittori che ipotizzano l'esistenza delle tracce di lettere, mi convince e mi entusiasma. La spiegazione del trasferimento degli ioni ferrosi delle lettere mi ha convinto, ed inoltre mi ha convinto anche la traduzione esauriente delle scritte originali. Nicola
La Sindone di Gesù Nazareno
Anonimo - 27/01/2010 17:19
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Il libro di Barbara Frale è molto interessante. Io concordo con lei sull'autenticità della Sindone e sull'antichità delle tracce lasciate da scritte, poi scomparse. Tuttavia non concordo sull'ipotesi del momento in cui furono apportate tali parole, poichè la scrittrice ipotizza dei cartigli su papiro applicati sulla testa del cadavere all'esterno, incollati con colla di farina. Ma tale ipotesi non regge perchè innanzitutto la salma venne collocata all'interno del lenzuolo e non più sollevata. se avessero minimamente toccato il lenzuolo, premendo intorno al volto dei cartigli avrebbero causato strisciamenti dei grumi di sangue che non si notano. Inoltre il colore delle lettere avrebbe dovuto trapassare il retro incollato dei cartigli di papiro, macchiare l'esterno del lenzuolo, sul quale non esistono tracce di lettere e infine trapassare lo stesso lenzuolo all'interno, 3 passaggi di troppo. I papiri non sono carta velina. Piuttosto tali scritte vennero applicate solo dopo che la sindone, portata via da Claudia Procula la stessa notte della resurrezione, venne controllata da personale di lingua semitica, dipendente di Ponzio Pilato. La sindone venne conservata inizialmente da Claudia Procula, che la diede in eredità a San Luca a Cesarea Marittima, sede del governo romano. Mai e poi mai gli apostoli avrebbero prelevato un lenzuolo mortuario da un sepolcro. Tale operazione venne fatta solamente da persone pagane, ammirate da Gesù. Nicola nicolaantonio.deliso@eniculturali.it
Anonimo - 10/05/2010 10:35
Anonimo - 27/01/2010 17:19