Ambientato tra Rabat e Roma, il libro racconta una perturbante storia familiare, in cui il rapporto tra Giorgio e sua figlia Maria nasconde un segreto inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio e incapace di riconoscere la malattia di cui l'uomo soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere dentro un'atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo man mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli. Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia si innamora di un altro uomo, Antonio. Il pranzo organizzato dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia risveglierà antichi drammi. Maria è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutto il pomeriggio Antonio sotto gli occhi annichiliti della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia? "La figlia femmina" mette in discussione ogni nostra certezza: le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli.
Il romanzo appare privo di originalità per il tema trattato e mediocre per lo stile. Il tema è, ormai, superato e la storia presenta forzature in più punti. Deludente rispetto alle recensioni, senz'altro opinabili, il romanzo non è per nulla paragonabile alla Lolita di Nabokov.
Emerge il tentativo di colpire l'immaginario collettivo con particolari stuzzicanti e scenari piccanti, ma, in realtà, perché un romanzo possa assumere carattere letterario richiede linguaggio adeguato ed argomentazioni valide ed interessanti.
francescorossi177 - 26/02/2017 19:10