Una madre parla alla figlia tra le mura di una clinica serba. Al di là di una porta stanno preparando la sala operatoria. Eva ha appena compiuto diciotto anni e da quando è nata aspetta questo momento. Vuole cambiare sesso sottoponendosi all'intervento che la renderà come si è sempre sentita: uomo. Sua madre le parla col corpo, perché è il corpo ad essere sbagliato, ingannevole, traditore, un corpo come il suo che la natura stessa vuole negare. In un dialogo senza risposte, sospeso tra l'immaginato e il reale, la madre racconta la loro vita fino a quel momento, ne ripercorre i sentieri come muovendosi in una terra straniera. La sua voce è concreta, toccante, vivida e parla di una lotta che non ha vincitori né vinti, per cui non esiste resa, in cui la forma più pura dell'amore diventa bifronte e feroce.
Mi è piaciuto immaginare questo testo messo in scena in uno di quegli spettacoli con un unico attore. La gamma delle emozioni oscilla continuamente tra la ferocia e la dolcezza, e non si può non sviluppare una certa empatia nei confronti della protagonista. Non possiede il respiro e l'ampiezza di un romanzo (era candidato allo Strega 2018) ma si tratta comunque di un buon libro.
La madre di Eva
Adriana Rezzonico - 25/06/2018 10:14
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Non ero io quello sbagliato, sei tu che hai fatto la cosa a metà, cita lautrice.
Oggi, a distanza di tempo, sono seduta su questa sedia scomoda, priva di comfort e voglio stare sola, non voglio neppure gridare o cercare inutili appigli.
Cerco il silenzio, mi basta questo. Tu ti sentivi una scatola, un involucro ingombrante, ermetico e poco affine alla tua indole. Tu eri allinterno e non vivevi, anzi questa cosa ti faceva soffrire, eri un animale ingabbiato in qualcosa che non ti apparteneva.
Ma la scatola un giorno si è squarciata, non del tutto, si è aperta una crepa e da lì è entrata la luce. Da quella lacerazione si è introdotto qualcosa di nuovo, di violento ma che ti aggradava.
Da quello squarcio entrò anche il Dottor Radovic e la sua clinica di Belgrado. La Serbia non è solo guerra e devastazione ma anche un luogo per poter rinascere. Tu avevi scelto da tempo e con cura il tuo stregone e lo adoravi. Io che amavo il teatro con tutta me stessa invece lo vedevo come un regista macabro. Lui dirige la tua opera, io mi ritrovo seduta a riflettere e a scindere le emozioni: quelle di madre da quelle di donna.
I 18 anni sono per tutti un traguardo importante e tu hai scelto come vincere la corsa.
Ringrazio lautrice Silvia Ferreri per avermi regalato questo libro forte, intenso, un vero pugno nello stomaco. A tratti toglie laria, si annaspa spesso tra le righe. Personalmente da donna mi sono soffermata a riflettere su molti spunti e dato che non sono madre- posso solo immaginare, in parte, i pensieri di questa donna ancorata bene a terra. Una madre che comunque ama incondizionatamente sua figlia.
Vi consiglio di conoscere Eva e sua madre. Buon viaggio!
antonio bindi - 26/08/2018 02:15
Adriana Rezzonico - 25/06/2018 10:14