In un cottage di una tranquilla città americana, una ragazza diciottenne, Belle Sherman, viene uccisa. Quella sera, casualmente, il professor Spencer Ashby, che ospitava la giovane, figlia di un'amica della moglie, era rimasto solo in casa con lei. Questa circostanza fa di Ashby il principale indiziato del delitto e a poco a poco la scuola in cui insegna, la piccola comunità puritana, "i giusti", cominciano a guardarlo con sospetto, a trovarlo "diverso", a isolarlo. E' quanto basta per far risorgere in lui antichi turbamenti, fantasie sessuali, un disordine interiore che, dopo anni di vita senza scosse, credeva sopito, represso. Il coroner incalza con i suoi interrogatori e il precario equilibrio del professore si sfalda...
Ho trovato il romanzo di Simenon di una notevole bellezza. Ed il finale mi sembra aperto a molte interpretazioni, alcune anche paradossali e imprevedibili. Ne propongo una. (anticipazioni della trama) La parabola di Ashby dopo l'omicidio di Belle è in rovinosa discesa: da professore mite e abulico a demone sospetto di un'intera comunità, che alla fine, rovesciando il celebre adagio di Pindaro, è costretto ad essere ciò che era diventato, nel giudizio di tutti, cioè un assassino. Bene, perché non pensare che per la moglie del professore, Christine, possa valere il contrario? Possibile assassina notturna di una ragazza disinibita di cui aveva forse temuto le insidie al marito, la moglie, nonostante la morte violenta accaduta nella sua casa, dall'inizio alla fine mantiene incrollabilmente lo status di donna rispettata e apprezzata da tutti, figlia di un senatore, amica e conoscente del coroner, del medico legale, del tenente e persino del capo della polizia locale, e resta dunque totalmente indenne da una vicenda che pure l'avrebbe potuta vedere fin dall'inizio tra i sospettati. Si tratterebbe, cioè, del duplice, parallelo misfatto di una società e di un senso comune, che, in nome di una pruderie falsamente puritana e persino vagamente sessista, determinano la crocifissione preventiva di un innocente, e preservano la grazia e il rispetto sociale per una possibile colpevole. Chissà se la torpida e allusiva immaginazione di Simenon non abbia inteso, tra le righe, suggerirci anche questo.
La morte di Belle
Brasserie Dauphine - 19/08/2003 22:48
4/
5
Chi veramente sia Belle lo si intuisce solo verso la fine del libro, ma rimane comunque un'intuizione. Del resto Belle muore dopo poche pagine, dopo un'unica apparizione nello svolgersi della trama, dopo solo una battuta, tanto semplice quanto apparentemente innocua: ''Buonanotte''. Il vero protagonista del romanzo è Spencer Ashby, (destinatario di tale saluto di Belle) marito di Christine, amica della madre di Belle che si è offerta di ospitare la ragazza per alcune settimane. Spencer si trova ad essere il primo sospettato di un omicidio inizialmente oscuro, poi sempre più banale, ed infine nuovamente misterioso. Spencer è innocente, in modo talmente ovvio da risultare dubbio. L'evolversi delle indagini non porta ad alcun risultato tangibile, e questa assenza di prove e di riscontri non fa che alimentare i dubbi e i sospetti sul povero Spencer che si ritrova isolato da tutti, anche dalla moglie. E' proprio Christine che, tra le righe, verso la fine sembra essere la vera colpevole, ma Simenon non ci da la soddisfazione di scoprirlo. Anzi, dopo avercelo fatto pensare, sembra scartare in via definitiva questa ipotesi. Spencer, nella sua tragicità, pur essendo innocente non riesce a sentirsi tale fino in fondo e cerca in sè le ragioni di una inesistente colpevolezza. Infine si ha un nuovo delitto, vero e comprensibile, dove il nostro Spencer ricorda tanto lo Jean delle ultime pagine della Vedova Coudrec, sempre di Simenon. Sembrano la stessa persona. Ma questa è un'altra storia.
Anonimo - 23/08/2008 23:39
Brasserie Dauphine - 19/08/2003 22:48