E' il 15 aprile 1913. La polizia giudiziaria si chiama ancora Sureté e Jules Maigret, segretario del commissariato del quartiere Saint Georges, non sa che sta per cominciare la sua prima indagine. Ha 26 anni e l'aspetto di un adolescente segaligno, conosce a memoria il regolamento interno, è sposato da appena cinque mesi con una bella ragazzona piena di vitalità che ancora lo accompagna in ufficio ogni mattina e da quando è entrato nella polizia (circa 4 anni) è passato per le mansioni più umili. E adesso, all'una e mezzo di notte, gli arriva tra capo e collo un tizio in abito da sera che gli viene a raccontare di aver sentito le urla di una donna provenire dalla villa di un'importante famiglia appartenente all'alta società. Ora l'indagine è sua.
Questa prima inchiesta dell'ormai noto commissario è caratterizzata da un Jules Maigret giovanissimo, non ancora trentenne, alle prese con il suo vero primo "caso" giudiziario.
Il lettore scoprirà che il giovane Maigret è stato più di una volta sul punto di abbandonare la Polizia e la carriera investigativa, fortunatamente, il suo temperamento tenace e l'amore verso la ricerca della verità, hanno prevalso sui suoi dubbi esistenziali e sulle sue prime difficoltà professionali.
Simenon non scrive usando il "ferro e martello" classico dei giallisti contemporanei, ma, piuttosto, si diletta a ricamare con fine ironia, umanità e originalità le personalità dei protagonisti delle sue indagini, alle quali dona, senza descrizioni superficiali e posticce, dei tratti ben definiti.
Qualche lettore distratto considera Maigret come il classico libro da leggere mentre sdraiati sulla spiaggia si prende il sole e si gusta un Mojto, io ribatto a questi sostenendo che la stessa cosa si potrebbe fare leggendo al posto di Simenon, un Dostoevskij, un Nabokov od un Joyce, il risultato non cambierebbe di una virgola per questi poveretti. Il punto è, "quando è il lettore che legge e analizza scrupolosamente il libro e quando è il libro che sta leggendo svagatamente e svogliatamente il lettore?". FABIO BALLABIO
La prima inchiesta di Maigret
Aldo Funicelli - 24/08/2005 14:30
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Inizia così "La prima indagine", libro scritto nel 1948, molti anni dopo che il personaggio di Maigret aveva preso forma dalla penna di Simenon. E' il debutto investigativo di Maigret, appena ventiseienne, da poco sposato e non ancora commissario, che qui abbozza per la prima volta gesti e comportamenti che saranno segni distintivi del suo carattere. Come il Calvados o la capacità di giudicare una persona da pochi sguardi, grazie al sui intuito e alle sue eccezionali doti di analisi.
Che Maigret emerge da questo libro? Un ragazzo giovane, ancora un po' timido, pronto a rassegnare le dimissioni alla prima delusione professionale o al primo richiamo da parte del suo superiore. Ma con una tenacia e un orgoglio che lo portano a portare a termine la sua indagine anche contro il volere dei superiori, desiderosi di non creare uno scandalo che coinvolga l'ambiente aristocratico da dove tutto è partito. Un Maigret che non ha nessuna accondiscendenza nei confronti dei superiori o delle persone che contano.
Anonimo - 31/10/2005 17:03
Aldo Funicelli - 24/08/2005 14:30