In una Parigi notturna e sinistra, teatro di intrighi e oscure vendette, l'aristocratico e capriccioso De Marsay si invaghisce di una giovane donna dal fascino esotico e dalla sensualità conturbante. Tra i due divampa la passione, ma ben presto l'uomo scoprirà che la misteriosa fanciulla custodisce un torbido segreto. Attingendo alla propria esperienza di narratore nero, Balzac abbozza una delle più spietate scene di vita parigina: la città «dell'oro e del piacere» è un inferno in cui l'esistenza di tutte le classi, dalle più povere alle più agiate, si consuma in un'affannosa ricerca di gloria, denaro e voluttà e in cui anche l'amore soggiace alla logica del potere e della tirannia. Scritta nella primavera del 1834, "La ragazza dagli occhi d'oro" completa la "Storia dei tredici", trilogia romanzesca che comprende anche "Ferragus" e "La duchessa" di Langeais e ha al centro le imprese di una potente società segreta: «Uomini abbastanza onesti da non tradirsi mai tra loro, abbastanza diplomatici da dissimulare i legami sacri che li univano, abbastanza forti da mettersi al di sopra di tutte le leggi».
E' la prima opera di Balzac che mi accingo a leggere e, considerando che i tre parametri principali che sono solito adottare nella valutazione di un libro sono in ordine d'importanza, l'originalità dei contenuti, le emozioni e le domande che lo scritto genera nel lettore ed infine lo stile della scrittura dell'autore, devo riconoscere che questo brevissimo romanzo (o lungo racconto) sia sostanzialmente un buona rappresentazione rispetto ai tre valori presi come riferimento, ma nulla più.
Francamente è troppo presto per farmi un idea letterario-filosofica del monumentale Honoré de Balzac, tuttavia, mi riprometto di leggere al più presto una sua seconda opera per averne maggiori indicazioni. Ordinario. FABIO BALLABIO
Anonimo - 09/01/2005 14:27