Dopo il successo dell'"Odore dei soldi", un nuovo eccezionale documento: un piccolo pantheon degli affari e malaffari di trenta illustri esponenti della classe dirigente italiana, accertati e raccontati dai giudici - quelli "terzi", quelli buoni - con mandati di cattura, rinvii a giudizio e soprattutto sentenze. Andreotti ha mentito ai giudici almeno ventitré volte: era amico di vari mafiosi, incontrò un boss a quattr'occhi e Sindona latitante. Berlusconi ha giurato il falso sulla P2, corrotto la Guardia di Finanza e imbottito Craxi di miliardi illegali. Martelli le tangenti le intascava, ma le pagava pure, per il tonno Nostromo nelle mense scolastiche. Pomicino faceva pagare agli imprenditori persino i suoi voti alla Madonna. Bossi, De Michelis e La Malfa sono pregiudicati per la maxitangente Enimont. Romiti lo è per falso in bilancio. Dell'Utri e Biondi per frode fiscale. Sgarbi è un truffatore dello Stato: alla Soprintendenza di Venezia, in tre anni ha lavorato tre giorni. D'Alema ha preso soldi sottobanco da un imprenditore legato alla malavita. E poi Bassanini, Benvenuto, Carra, Bobo Craxi, De Carolis, Formigoni, Loiero, Montezemolo, Occhetto, Tognoli, Visco, Vitalone...