Bellow, Premio Nobel per la letteratura 1976, è diventato noto in Italia nel 1960, quando Einaudi tradusse quello che molti ritengono il suo capolavoro, "La resa dei conti" ("Seize the Day", apparso in America nel 1956). E' uno di quei libri americani "autentici", in cui sembrano concentrarsi la caotica ricchezza umana del paese, e insieme il senso di febbrile precarietà, di tensione senza sfogo e struggente solitudine. Nelle poche ore di una giornata a New York Tommy Wilhelm, un uomo di quarant'anni che "ha sbagliato tutto nella vita", tocca il fondo dell'umiliazione e dello scacco. I suoi rapporti con il padre e con la moglie, da cui vive separato, subiscono una crisi decisiva, e quell'ultimo errore gli fa ripercorrere i fallimenti della sua esistenza. Quest'uomo grosso, goffo, impulsivo, debole, che annaspa incalzato d'ora in ora da problemi che non sa risolvere, soffocato da un nodo di rivolta e di dolore che non sa esprimere, resta uno dei personaggi più persuasivi della narrativa americana d'oggi, il campione di una lotta contro un mondo feroce e incomprensibile.