Alex Portnoy ha trentrè anni ed è commissario aggiunto della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York. Nel lavoro è abile, intransigente, stimato. Il libro riporta il monologo di Alex che, dall'analista ripercorre la sua vita per capire perché è travolto dai desideri che ripugnano alla "mia coscienza e da una coscienza che ripugna ai miei desideri".
Folgorante prima opera di successo di Philip Roth, il Lamento di Portnoy erompe come la lava di un vulcano che col tempo si raffredderà e si consoliderà assumendo sfaccettature diverse ma legate ad una stessa origine. In questo libro vi sono già tutte le ossessioni rothiane: leducazione/castrazione ebraica, la ricerca di integrazione/prostituzione verso la cultura americana e la sessualità parossistica e tormentata del maschio nellera del post-femminismo. Tutto il testo è una seduta-fiume psicanalitica recitata in prima persona ad una sola voce. La satira pungente e grottesca spesso sfocia in memorabili passi di esilarante comicità, sublimata nellapice del racconto dalla grandiosa metafora del tentativo di violenza sessuale culminato nellimpotenza proprio in territorio di Israele. Portnoy è uno degli alter ego delluniverso letterario di Roth, protagonista di questo solo romanzo, perché a lui è affidato il ruolo sacrificale di kamikaze.
Personalmente considero Roth uno dei più grandi scrittori viventi, capace di cogliere in senso lato, con estrema sottigliezza e perizia scrittoria, il goffo e drammatico senso del vivere. In romanzi più solidi e meno sessuofobici di questo si coglierà inevitabilmente un Roth più maturo e più serioso, ma il Lamento conserverà sempre (anche dopo una seconda lettura, qual è stato il mio caso) una verve molto peculiare.
Andrea Santurbano - 10/06/2014 14:23