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Questa è una storia di dipendenza: dalla droga, dall'amore fisico, dai legami familiari patologici. È anche una storia di madri e figlie, della loro reciproca ribellione ed emulazione inconscia. Rose è cresciuta con una madre narcisista, emotivamente disturbata, e un padre malato di gioco, che passava le giornate in giardino per sottrarsi al mondo. Ora Rose è adulta e può fare il conto dei fallimenti: non ha finito gli studi, non ha una professione, non ha più un matrimonio, non può vivere senza quell'ago in vena. E si fa largo nell'esistenza inanellando una serie di relazioni insane che la vedono manipolata, usata, vittima. Poi c'è Francine, la madre, che è specchio, monito, ossessione. Apparentemente tanto diversa, una lottatrice nata che l'ha cresciuta quasi da sola, che ha trovato la sua strada nella spietata Città degli Angeli, megalopoli abitata da esseri in continua trasformazione, in perpetuo vagheggiamento di qualcos'altro. Come una droga che altera per sempre la percezione, "Litio per Medea" è un romanzo sui confini sottili che separano lucidità e follia, illusione e realtà, e la sua scrittura densa ed evocativa ci coinvolge nel volo di Rose verso la libertà, verso la scommessa di un nuovo inizio.
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