Da polemista, testimone di mezzo secolo di vicissitudini della Giustizia (i titoli dei suoi pamphlets, con le allegorie inquietanti in essi racchiuse - come pure il titolo, emblematico, della rivista da lui fondata e diretta - sono invalsi nell'uso corrente, entro e fuori la cerchia dei tribunali) torna ora sui temi di giustizia e politica, magistratura e potere, dominanti nell'intero arco della sua esperienza di analista delle vicende dell'istituzione giudiziaria. Con l'odierno saggio, Marafioti interviene ancora una volta, attraverso un'indagine di ampio respiro, su un problema di scottante attualità, inerente il fenomeno dello strapotere della Magistratura. Il divario tra le promesse costituzionali e i rapporti di potere reale nella funzione giudiziaria è qui scandagliato sul piano della diretta esperienza e della libertà intellettuale: due componenti del tutto prive, nel caso di Marafioti, di quel gusto freddo della critica che in tanta pubblicistica spesso impediscono al lettore di comprendere, in modo utile, le crisi e le lacerazioni che accompagnano il divenire della Giustizia in una società democratica, come la nostra, percorsa da gravi e ricorrenti tensioni.