Considerato insieme al romanzo "Mogli e figlie" l'espressione più matura dell'arte gaskelliana, "Mia cugina Phillis" (1863-64) è un racconto in cui la scrittrice, assumendo il punto di vista del mondo rurale, si confronta con il cambiamento. Delicato nei toni, perfettamente costruito, tematicamente molto convincente, questo capolavoro delinea una vicenda umana intimamente legata all'impatto psicologico-comportamentale prodotto dalla strada ferrata sulla campagna inglese e i suoi abitanti. Sfondo edenicamente suggestivo di "Mia cugina Phillis" è la Fattoria della Speranza in cui tutto pare procedere secondo i ritmi della natura. In questo mondo idilliaco si muove Phillis Holman, una ragazza innocente e sensibile la cui storia può essere interpretata come una riscrittura in chiave moderna del mito della Caduta. L'incontro con l'ingegnere ferroviario Holdsworth, che rappresenta i valori del cambiamento e della tecnica, fa conoscere a Phillis l'amore e le pene d'amore. Ma l'improvvisa partenza per il Canada di Holdsworth segna la fine del sogno. La crisi di una società in profonda trasformazione finisce così per coincidere con la crisi di un'eroina dell'immobilità e del silenzio - espressione di valori antitetici alla mobilità e allo strepito della nuova era aperta dalla locomotiva - che, varcata la soglia dell'innocenza, si vede costretta a entrare in uno spazio dove è presupposta innanzitutto la consapevolezza del male. Edizione con testo originale a fronte.