A partire da una rinnovata lettura di alcuni scritti di Mumford, due aspetti sono messi al centro di questo volume: la fiducia nel "margine di energia" e nel carattere insurgent delle persone e delle comunità come strumenti di edificazione della "città buona", e la tendenza al "riassorbimento del governo da parte dei cittadini", come rafforzamento del ruolo degli abitanti nella trasformazione del territorio. In particolare viene sottolineato il nuovo protagonismo delle cittadinanze diminuite e difettive (migranti, bambini, popolazioni marginali ed escluse), per le quali la vita stessa è ancora un progetto e la città un orizzonte di felicità e di urbanità che è necessario ogni volta riconquistare o ricostruire.