Paesaggi di brutale bellezza, alcol e fucili, rabbia e rassegnazione. Segherie abbandonate, vecchie baracche dove si gioca a poker e le partite rischiano di finire a colpi di pistola, bar fumosi in cui tutti gli avventori si conoscono e molti coltivano antichi rancori. Figli senza padri, alla deriva, e famiglie nelle quali nessuno lavora, ma che l'assistenza sociale sembra aver dimenticato. E ad aleggiare su tutto, l'amore lancinante e doloroso per una terra da cui si parte - ma quasi sempre per farvi ritorno e rimanere - e una testarda, assurda, commovente speranza di riscatto. Con Nelle terre di nessuno, Chris Offutt ha scritto uno tra gli esordi più fulminanti degli ultimi decenni, aggiungendo alla grande tradizione del racconto americano un nuovo, potente capitolo. Le sue storie, dure ma cariche di emozione, ci guidano in un Kentucky solo apparentemente marginale, e sanno narrarci con profonda empatia la sublime desolazione, il culto della violenza e la fame d'amore che si nascondono nell'America più ignota e dimenticata; in quei paesi che, come scriveva Mark Strand, nessuno visita mai.
Nove racconti indimenticabili su persone che vivono duramente. Masticano il tabacco, bevono liquori, combattono, fornicano, vivono e muoiono in baracche senza acqua. Un uomo ricorda le parole del nonno mentre commina verso la propria coltura di marijuana. Un altro apprende la verità che sta dietro ad una ferita durante la caccia ad un orso killer. Un altro è ridicolizzato per il suo desiderio di guadagnarsi il diploma. La scrittura è semplice e bella. Bello l'incipit del racconto Segatura. Racconti che parlano del quotidiano del nulla e del sempre uguale che si ripete ogni volta che il sole sorge in questa comunità del Kentucky. La disperazione, la solitudine, la crudeltà di tutti i personaggi descritti la fa da padrone ma alla fine nascosta in ogni anima di tutti i personaggi si può trovare una piccola luce di umanità. Tutti i personaggi, nonostante la loro situazione, non pensano mai ad andarsene a provare a cambiare vita rimangono e rimarranno sempre fra i loro monti e le valli come una malefica predestinazione.
Alberto Tonelli - 29/11/2017 16:48