Sono passati quasi vent'anni e un po' di generazioni di alunni dal mitico "Io speriamo che me la cavo", ma i bambini napoletani non hanno perso un briciolo della loro capacità di far ridere, sorprendere, e ridere ancora un po'. Questa volta con l'umorismo involontario, la poesia naturale e la fantasia spiazzante che li caratterizza, si sono cimentati sull'argomento "animali"; grazie a un progetto che Marcello D'Orta ha realizzato in collaborazione con la Lav (Lega Anti Vivisezione). Nei loro temi, i ragazzini hanno espresso, a modo loro, tutta la condanna verso chi abbandona i cani per strada ("Se si fanno una lastra, esce che non hanno il cuore"); o contro certe odiose pratiche come la corrida ("Sia il toro che il torero hanno le corne, ma il torero sono invisibili"), i combattimenti fra cani ("Il pit bull, tante che ne ha passate, che è triste pure se lo porti a Mirabilandia") o la vivisezione ("Non ho mai sentito parlare di questa vivisezione, ma a naso è una cosa cattiva"). Spietati contro la caccia ("Se mio padre facesse la caccia, vorrei bene solo a mia madre"), dimostrano il loro amore verso tutti gli esseri viventi ("Io prima di scamazzare una zanzara, gli dico un padrenostro"), ma fino a un certo punto ("Il capitone nasce numeroso proprio per essere mangiato, mi dispiace per la Lav, ma è così"). E fra una notazione storica ("Ci fu un impatto tra un meteorite e i dinosauri, e i dinosauri ebbero la peggio") e una naturalistica ("Le api, approfittando che i fiori non si possono muovere, li violentano") lasciano uscire qualche giudizio pure sulla loro città: "A Pozzuoli già sono scemi gli uomini, figuriamoci gli animali."