Nel 2008, a sessantun anni, Lucile si toglie la vita. A scoprirla è sua figlia, Delphine De Vigan. "Era una donna bellissima ma portava in sé da sempre una ferita profonda. Il dolore di mia madre ha fatto parte della nostra infanzia e poi della nostra vita adulta, il suo dolore fa parte del nostro essere, mio e di mia sorella, ma ogni tentativo di spiegarlo sembra votato alla sconfitta. La scrittura mi permette solo di porre le domande e di interrogare la memoria. La famiglia di mia madre, e di conseguenza la nostra, ha sempre suscitato una lunga sequenza di ipotesi e commenti. Tutti quelli che ho incontrato nel corso delle mie ricerche parlano di fascino. La mia famiglia incarna ciò che la gioia ha di più chiassoso, di più spettacolare, l'eco infaticabile dei morti, il rimbombo del disastro. Oggi so anche che illustra, come in tante altre famiglie, il potere distruttivo del silenzio".