"La filosofia, vista dall'interno, disincantata, nichilista, sensuale della nuova generazione" ha detto lo scrittore Vargas Llosa di questo romanzo. In effetti, "Non dirlo a nessuno", racconta la storia di un giovane, Joaquín, della ricchissima borghesia latino americana. Dall'infanzia nella scuola privata più cara della sua città, alla piena giovinezza nell'appartamento di Miami: le giornate trascorse tra divertimenti, droga, avventure, a volte perverse a volte anche violente, l'irrequietezza, il frenetico vagabondare, la sete di emozioni e di esperienze. Ma il disincanto, il nichilismo, la sensualità, davvero esemplari di Joaquín, non derivano tanto dalla sua gioventù dorata, quanto dal fatto che Joaquín è un gay, cosciente e lieto della sua posizione e teso nello sforzo di affermarla, in un ambiente che oscilla dal maschilismo più aggressivo alla bigotteria sessuofobica più conformista. E la sua sessualità incompresa finisce con l'essere, anche senza una precisa volontà di farlo, un'arma micidiale, che esaspera tutte le contraddizioni di un mondo che ha perduto le mediazioni tra miseria e privilegio, tra razzismo e multietnicità, tra globalizzazione e resistenze culturali. Il simbolo dell'incapacità di un sistema maturo, e di un modo di vita, di far convivere insieme le sue parti diverse.